Di Sassari me ne intendo. E sarà anche per un senso di geloso possesso che quando qualcuno comincia a parlarne cominciando dalle lumache ripiene, dagli impiccababbu o dalle rivalità con Cagliari, metto mano alla fondina della pistola. Ecco, per chiarirci, se voi avete lo stesso problema quando si parla del vostro mondo piccolo e della Sardegna in generale, sappiate che in questo bel libro di Aldo Brigaglia luoghi comuni non ce ne sono. In “La Sardegna svelata. I luoghi, le storie, i misteri, i piaceri” (Edizioni Enrico Spanu, 14,90 euro) di banalità non ne trovi una a cercarla con la stessa lente di ingrandimento con la quale l’autore si svaga a tarda sera cercando per ogni dove i refusi che poi denuncia pubblicamente. Ma non pensiate che si tratti di un approccio pesantemente antropologico (anche se questa scienza scorre lieve e invisibile, nelle vesti di sottotraccia, in ogni riga del libro). Sono poco meno di trecento pagine di pezzi di Sardegna che messi insieme fanno compiutamente la Sardegna raccontata su due livelli che si intrecciano: il magistrale Baedeker, cioè la guida d’autore per turisti, categoria alla quale, non nascondiamocelo, appartengono pure molti sardi, direi forse la maggior parte dei sardi; e l’approfondimento storico o sociologico, buttato lì con apparente noncuranza (e invece con studio approfondito), senza albagia intellettuale o smodato orgoglio paraindipendentista, bensì con il tranquillo e raffinato passo del racconto fatto prendendo per mano il visitatore, anche se stanziale, e conducendolo dove bisogna andare e dove spesso, prima, nessuno era mai andato.Brigaglia premette che “per un sardo, la voglia di raccontare agli altri la propria terra è sempre molto forte e inesauribile. Questo desiderio impellente, quasi una necessità, io l’ho esercitata non solo parlandone ma anche e soprattutto scrivendone”. Sarebbe questo il senso degli articoli scritti tra il 1998 e il 2020 su varie testate, soprattutto su Bell’Italia. Ma, sbaglierò, presentandoli come un irrefrenabile sfogo autonarrativo, riproponendo (citando Dante e i suoi personaggi infernali sardi che “a dir di Sardigna/le lingue lor non si sentono stanche”) la categoria dell’irresistibile autoreferenzialità di Sardegna, l’autore fa un torto a se stesso. Questo libro è molto più di un debordante desiderio o di una ruffiana attrazione di simpatia etnica. Per intenderci è come quando Cossiga e Berlinguer parlavano di Sardegna. Il primo lo faceva spesso e quasi sempre rifacendosi al noto folclore del banditismo, della balentia e di tutte queste cose che gli servivano per dare un po’ di interesse a un passato personale che gli ignoranti avrebbero detto di grigio funzionario democristiano; l’altro lo faceva raramente ma in maniera fulminante, spiegando con parole semplici i concetti più difficili e originali, non per parlare di sé ma della sua vecchia terra in quei pochi momenti nei quali riteneva utile farlo. In questo dir di Sardigna da parte di Aldo Brigaglia ci vedo Berlinguer e non Cossiga.Gli argomenti sono divisi in cinque classi che rendono facile la ricerca a chi, più che leggere il libro tutto di seguito (come ho fatto io), preferisse spigolare e spilluzzicare alla ricerca qui e là di bocconcini nascosti nelle nostre storie e nei nostri luoghi. Il primo è appunto quello chiamato “I luoghi, le storie”, dove trovi coste e mare, campagne, paesi e città poggiati a leggende che poi sono miti, storie vere e suggestioni della natura. Poi “I misteri, i colori”, dove, tra gli altri, consiglio “Dove l’ospite è sacro” per capire come si possa parlare di un tema così noto senza scivolare nella banalità ma raccontando il vero senso della famosa ospitalità sarda. “I saperi, i tesori” è la stanza dedicata soprattutto alla nostra magnifica produzione artistica ma anche in genere culturale. De “I sapori, i piaceri” vi dico soltanto l’invito a non lasciarsi ingannare “dal facile e stereotipato binomio porcetto-cannonau. La Sardegna è terra di mille e una pietanza, di mille e un sapore”. E infine “Gli uomini, le donne”, florilegio di persone sarde o sardizzate scelte con straordinari buon gusto e originalità.Insomma, una lettura gradevolissima che nella sua apparente leggerezza farà sì che il rapporto tra te e la Sardegna non sia più quello di prima: un mutamento di punti di vista, ciò che producono soltanto i libri che hanno un motivo profondo per esistere.
Nato nel 1951, ottobre (bilancia, ma come tutti quelli della bilancia non crede nell'oroscopo). Giornalista dal 1973. Scrive anche altra roba. Ma gratis, quindi non vale.
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