E poi c’è questa cosa che circola di Russel Crowe che dice al mio segnale uscitemene da culo anziché scatenate l’inferno. Che per me è genio puro, roba tipo tra Feydeau e l’ultimo Flaubert di Bouvard et Pécuchet, con un pizzico di Petrolini. Ma si sa che io per l’umorismo ho gusti che dice che sono grevi. Però, insomma, alle volte me lo sogno di avere l’autorevolezza e il coraggio di quel generale romano. E vabbè, come uno sogna di essere un astronauta o lo scienziato che scopre la cura contro il cancro. Sono debolezze, si sa. Ora immaginate. Poletti dice una cazzata imperiale e il mondo si divide in due: quelli che dicono che è stato frainteso e continuano a dirlo anche dopo che lui si scusa ammettendo di avere detto una cazzata imperiale; e quelli che aprono il ballo dell’impiccato: lo vorrei vedere appeso qui, squartato là, pezzo di merda eccetera eccetera con qualche virata che lascia trapelare come i più violenti in fondo non sappiano neppure di che cazzo si stia parlando. Ne trovi pochi che provano a scavare nel terreno dove la cazzata imperiale è fiorita, tralasciano l’insulto e cercano di capirne il peso politico o la sua leggerezza. Cercano di discutere, insomma. Non se li caga nessuno. Oppure immaginate le nuove puntate delle avventure di Virginia Raggi. Tu pensi, insieme a pochissimi altri, che questa è gente che non sa dove mettere le mani. E non mi riferisco alle mani prensili sui biscotti, che di quelle in area Grillo non mi sembra ne siano state denunciate. Io penso a quelle mani che dovrebbero premere i bottoni della stanza dei bottoni e invece sbagliano la mira e premono lo sciacquone del cesso. Insomma, immaginate che uno si preoccupa perché pensa che comunque questi stanno andando a vincere dall’Alpi alle piramidi dal Manzanarre al Reno, che è molto probabile che il Paese avrà a che fare con loro e che il fatto che non abbiano ancora formato, come dicono quelli che parlano bene, “classe dirigente”, non è che possa fare piacere a buon italiano, a un buon sardo e nel mio caso anche a un buon sassarese. Macché. Immaginate che se uno dice queste cose non lo picchiano solo perché è vecchio e gli farebbero male. E vi accorgete che fa figo prendere uno dei due schieramenti principali. Quelli che dicono hai votato no e adesso tieniteli questi incapaci che si scelgono i bracci destri così e cosà e lasciano che Roma anneghi nella spazzatura, per non parlare della nostra minoranza interna che ha la faccia come il culo; e quelli che oppongono allora governate voi che siete ladri e poi Marra era un dipendente comunale come tutti gli altri (ve lo giuro, quest’ultima non l’ha detto soltanto l’acuta Raggi, ma anche qualche giornalista che, avrebbe detto il grande Mike, “va per la maggiore”). Ed ecco perché, soprattutto pensando a questo clima post referendario che non accenna a declinare, come un bambino mezzo scemo sogno di essere quel generale romano che monta a cavallo, percorre con gli occhi le truppe sterminate e ordina:
Nato nel 1951, ottobre (bilancia, ma come tutti quelli della bilancia non crede nell'oroscopo). Giornalista dal 1973. Scrive anche altra roba. Ma gratis, quindi non vale.
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