Del morto, prima ancora del nome, si riconosceva la categoria sociale. Al mio paese, ricordo, anche l’agonia aveva una tariffa: quella standard e gratis, quella che un tocco di campana non si nega a nessuno, per i comuni mortali e l’altra, dal rintocco più prolungato, per chi poteva pagare. Altri tempi. Oggi le regole di mercato suggeriscono altre strategie commerciali, altri paradigmi di marketing, anche dall’altare. Al mercato della fede non c’è stagione per i saldi, in sacrestia non si fanno sconti. Si sono inventati la prima confessione o festa del perdono, riservata ai bambini di otto anni, è presumibile sia riferita ai casi di furto di Nutella, e precede di un anno la Prima Comunione. Una sorta di riscaldamento a bordo campo, un assaggio della colpa e del perdono, quota di partecipazione 30 euro.
Si tratta di un anticipo, il vero business della catechesi è concentrata sulla Prima Comunione.
Il tariffario esposto in una parrocchia di un paese del campidano, così erano elencate le varie voci: bollette, 30 euro.
Proprio così: luce e acqua.
Considerato il valore, istintivamente, avevamo pensato si trattasse di luce divina e acqua miracolosa, invece, era proprio Enel e Abbanoa, anche se pure loro non scherzano. Noleggio della tunica, 25 euro; 9 euro per la croce e il ricordino per i maschietti. Per le bambine si sale fino a 19 euro: coroncina e spese di addobbo.
Tariffario più semplice per la cresima, il prezzo era pari a 55 euro così ripartiti: 30 euro per il vescovo e 25 per l’addobbo floreale. Fiori che neanche all’Ariston di Sanremo.
Tenuto conto che i bambini erano più o meno 60, mi venne fatto notare che l’incasso ecclesiastico complessivo si aggirava sui 10 mila euro. Sono cambiate le tecniche di mercato, ma non lo spirito mercantile della fede.
Primi anni ’70, in un piccolo paese del sassarese, in occasione dei festeggiamenti del Santo Patrono. Il parrocco inviò il preventivo al comitato organizzatore: processione e messa, 50 mila lire, 10 mila lire in più rispetto all’anno precedente. Di fronte alle proteste del comitato il prete minacciò di disertare la funzione religiosa. Il comitato, a poche ore dall’inizio dell’evento, dovette cedere al ricatto. Il fatto, con dovizia di particolari, corse veloce tra i fedeli in processione verso il santuario alla periferia del paese, le cui coloriture si inframmezzarono tra i pateravegloria. All’epoca il rito veniva officiato in latino e si concludeva, con l’officiante rivolto ai fedeli: “ite missa est”, che in logudorese vuol dire anche “che messa è”.
All’esclamazione del prete si udì una voce stentorea dal fondo della chiesa che coprì il sommesso “Deo gratias” dei fedeli. Una voce talmente forte che sembrò provenire dall’Altissimo: – Pagata bene! –
(Giovannimaria Mimmia Fresu)
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