Confesso, nelle mie fugaci e sporadiche sortite su FB diffido sempre molto delle condivisioni commentate solo con un “Vergogna”. Poi ci sono quelli che si esibiscono in millanta punti esclamativi… Per carità, niente di male, sempre meglio di quelli che si credono ermetici. Epperò, quante volte questo invito alla vergogna, animato da sentita indignazione, viene da chi ha le mutande sporche…. La faccio breve, niente sofismi. Nel centro Aias di Decimomannu (trascrizioni tratte dalla Nuova) un operatore socio sanitario urla:”Che problemi avresti? Non devi avere paura della mano che sale ma di quella che scende …». Segue un trambusto, il paziente si agita, volano schiaffi, tanti schiaffi, si sentono suppliche – “basta” -, pianti. Schiaffi e minacce: «Ne vuoi un altro? Dimmi se ne vuoi un altro? Hai finito?». Schiaffo. «Ma ti è convenuto? Scemo… sei un coglione, sei un coglione, sei un coglione». Schiaffo. Il paziente piange e prega: «basta, basta». Lo stesso operatore socio sanitario su FB invita alla vergogna: “Noi che garantiamo servizi essenziali ai meno fortunati siamo abbandonati da tutte le istituzioni. Vergogna”. Puntuale il tricolore francese a novembre e l’emozione (“emozione…tanta emozione”) per la condivisione di un video contro l’aborto (lui vive in te…gioca e non sa, che tu vuoi buttarlo via…non ucciderlo). Spento lo smartphone, niente emozione. «Che problemi avresti? Non devi avere paura della mano che sale ma di quella che scende …».
Un altro è accusato di maltrattamenti, lesioni e minacce. Ripreso in video. E pure questo incita alla vergogna, contro le banche. Ne ha anche per Renzi: “pezz’e merda burdu”, a proposito dei prezzi benzina (non si capisce se troppo alti o troppo bassi). Tifa perché esca la verità sulla Boschi, dice che non vede l’ora che Di Battista sfidi Renzi da Vespa e condivide un post sui pericoli del coito anale. Va in crescendo, il ragazzo.
In un’altra intercettazione una collega cerca di aiutare un disabile a sedersi su una sedia a rotelle, lui scivola, cade, lei gli sferra un calcio. «Adesso rimani lì tutto il giorno… non me ne frega un cazzo». Dopo qualche minuto lo aiuta a rialzarsi. Ché non è mica così cattiva, l’infermiera. Ha messo pure un sacco di bei like a profili perbenino: uncinetto creativo, EticaMente, Lega per la difesa del cane, Luigi di Maio…. Ascolta i Modà. Cattiva? Figuriamoci, fa pure autocritica con un’altra collega: «Se ci hanno visti lì ci fregano malamente».
E l’altra: «Che vergogna… la mia vita fallita, mio marito se saprebbe una cosa del genere, cioè mi guarderebbe proprio con… ma che cazzo stai facendo». Già, se lo saprebbe è un casino… Anzi, precisa l’amante dell’uncinetto: «Ma la figura di merda….». Una terza collega: «Noi siamo abituati a lavorare con questi pazienti e per noi quasi non sono neanche esseri umani». «Lo so» (sempre quella di fb). «Ehh siamo da arrestare pure …, lassa perdi» (la terza collega). «Ihhhh». Non era un cavallo. Forse un asino.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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