Io mi ricordo solo Laura Antonelli. Era il 1972 e avevo un problema: i miei tredici anni che non mi permettevano di poter entrare a vedere il film “trappola per un lupo” con Laura Antonelli e Jean Paul Belmondo. Era una storia che non riuscì a capire molto ma, come ricordava De André in una sua mirabile canzone “quelle cosce color madreperla, per Dio si le ricordo”. Ci ho pensato proprio oggi, alla notizia della morte di Belmondo, attore che non ho seguito moltissimo ma che collego sempre a questo stranissimo film dove, oltre le cosce Laura girava in qualche scena quasi nuda. Quel quasi faceva la differenza tra vietare il film a quattordici anni o a diciotto. Nei miei tredici anni facevo calcoli incredibili, soprattutto per riuscire a varcare la soglia del cinema Miramare. Andò così: ci recammo due tredicenni ed un sedicenne piuttosto spilungone e si decise di mandare lui in avanscoperta. Sapevamo che saremmo stati squadrati dalla maschera che controllava i bigliettini con la scritta “SIAE” perché con la cassiera non c’erano problemi in quanto lo spilungone acquistò i tre biglietti. Lui davanti e noi subito dietro con gli occhi a guardare il pavimento. “Ce li avete 14 anni?” chiese la maschera. “Certo, dissi io, sono nato ad agosto del 58 e visto che siamo ad ottobre, quindi ho 14 anni e due mesi”. Si mise a ridere e ci fece passare. Sapevamo entrambi che non era vero ma la “balla” funzionò e ci trovammo davanti a Laura Antonelli e Jean Paul Belmondo che nel film aveva sposato una donna brutta e finì per innamorarsi della bella e cognata. Fu il lungometraggio che li fece incontrare anche nella vita privata.Mi piace pensare che adesso, entrambi, osservino da qualche parte noi ragazzi un po’ attempati che nel 1972 si inventavano le storie per entrare a vedere un film interpretato da loro.Adieu Jean Paul Belmondo. Adieu.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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