È morta stanotte nel sonno Suor Immacolata, direttrice dell’Istituto Bambin Gesù di Olbia, da oltre mezzo secolo luogo di accoglienza di persone malate e sole. Maria Corrias aveva 92 anni ed era nata a Bonnannaro. Nelle righe che seguono, riproponiamo il racconto di un incontro con lei, avvenuto lo scorso anno. Ciao, Suor Immacolata!
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Quando Bastianina lascerà questo mondo, saranno in pochi a salutarla. Pochi hanno saputo che anche lei è stata una goccia nel mare dell’umanità, pochi l’hanno vista attraversare il cammino della vita. Il suo viaggio terreno si è svolto tutto tra le pareti di un istituto, con un soffitto sopra la testa e il cielo lontano, oltre i vetri delle finestre della mensa, del salone riunioni o della sua stanza da letto. Bastianina ha 89 nove anni e da ottantatré vive all’istituto Bambin Gesù, oggi con sede ad Olbia. Era il 1930 quando la accompagnarono in quel luogo di carità spiegandole che, dal quel momento, sarebbe stata la sua casa. Aveva una mamma minorata psichica finita in manicomio quando era ancora ragazza, le mancavano un padre e anche una sola persona che potesse occuparsi di lei. Ha trovato le suore di Gesù Crocefisso e una carezza ogni giorno. Come lei, nella casa vivono tante altre anime strappate alla solitudine e agli stenti. L’Istituto lo dirige Suor Immacolata da Bonnannaro. Per incontrarla entro nell’enorme caseggiato di via Piemonte, un palazzone chiaro sviluppato più in lunghezza che in altezza, circondato da un piazzale sul davanti ed un parco dal lato opposto. Manca la statua di Gesù Bambino, fatta scolpire appositamente dalla direttrice in marmo di Carrara ma rubata l’anno scorso e mai più restituita. Suor Immacolata è un corpicino avvolto in una veste bianca, piegato sulla poltrona di un salone spazioso dominato da un crocifisso appeso alla prima parete su cui si posa lo sguardo appena si entra. Sta quasi al buio, medita in silenzio, così quando mi annunciano chiede di sollevare gli avvolgibili, perché ci si possa vedere in faccia. Le hanno parlato di me e me ne accorgo dal calore del suo saluto. Discutiamo di tutto, la sua espressione di default è un sorriso che comunica pace. Ha novant’anni, occhi luminosi e la figura minuta di una bambina, scandisce le frasi e cerca di acchiappare ogni sfumatura nelle parole degli altri. Lascia appena intravedere le robuste relazioni costruite in cinquantasette anni di vita dedicata a questa parte di umanità: è la Regione ad alimentare finanziariamente la vita del Bambin Gesù, certi rapporti vanno coltivati e rafforzati. Le esili spalle di Suor Immacolata hanno sostenuto questo sforzo, anche se oggi ha difficoltà a camminare per una fresca caduta che le ha spezzato una vertebra. La prendo per mano e ci accompagna in un’altra sala, dove trascorrono il pomeriggio assieme diciotto ospiti della casa. Sono perlopiù donne down. Ascoltano musica, ballano, giocano con i chiodini o fanno i compiti di matematica. Le saluto tutte una per una: ho esperienza nel rapporto con i down e ho imparato che per entrare nel loro mondo devi stabilire subito un contatto fisico. Cercano e ottengono abbracci, il calore della mia mano che si saldi alla loro, mi strofinano il viso sulla giacca alla ricerca di coccole. Dentro la stanza, esplode un’allegria fragorosa di risate e gioia pura, però composta e disciplinata: è l’entusiastica accoglienza riservata agli ospiti. Ad un certo punto accenno uno sgraziato due passi con una di loro – io che sto alla danza come Balotelli alla Filologia romanza – accompagnato nel ritmo dalla voce cadenzata di Elena Ledda. E così passa il pomeriggio, sotto gli occhi di Suor Immacolata. Osserva tutto, mi spiega che al piano superiore altri ospiti, colpiti da patologie congenite gravi e non autosufficienti, soffrono nelle loro stanze, assistiti notte e giorno dal personale dell’istituto o da quello inviato dall’ospedale. Lei sa tutto e tutto ha visto, in cinquantasette anni di vita spesa per assicurare una vita dignitosa a quelli come Bastianina. Mi han fatto promettere di ritornarci, al Bambin Gesù, e lo farò ogni volta che potrò. Per prendere per mano questa Madre Teresa. Per ballare e abbracciare ognuno dei suoi figli adottivi. Per sentirmi appagato dal gusto pieno di una giornata dal senso compiuto.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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