E adesso? Dico, adesso come inizierò la mia giornata che cominciava con la lettura delle lettere che le persone scrivevano a Manlio Brigaglia sul quotidiano La Nuova Sardegna? Come faccio a sorridere di alcune sue risposte sagaci, altre amorevoli, molte bellissime e indimenticabili ma sempre piene di una dolcissima ironia colorata da una stupenda voglia di vedere le cose con sfumature diverse. Per me Manlio Brigaglia è sempre esistito e non avevo messo nel conto che in un attimo non dovesse più esserci, con il suo sorriso e con la sua fermissima schiettezza. Non sono stato un suo alunno ma l’ho sempre chiamato molto rispettosamente Professore. Quando gli chiesi di presentare il mio libro “gli ultimi sognano a colori” mi disse che l’avrebbe fatto. E lo fece. Disse cose bellissime ma l’incipit fu terribile: il titolo non mi piace. Troppo lungo. Però il libro è scritto bene. C’è della classe”. Fu per me una serata bellissima, avevo superato l’esame con il Professor Brigaglia. Qualcuno aggiunse che era un lettore anche dei miei articoli che appaiono sulla Nuova Sardegna e alcuni, quelli legati alla Sardegna, li apprezzava. Per me Manlio Brigaglia è Sassari con le sue strade, la sua parlata, la virgola, le canzoni. Brigaglia era il rapporto quotidiano con una città dove ho finito per viverci ma che ho sempre percepito poco. Un algherese non ha mai amato sino in fondo la sua provincia. Però, come Manlio Brigaglia, ho origini galluresi e lui riusciva ad essere Sassari anche se era nato a Tempio.
E adesso? Dico, adesso cosa diventerà quello spazio quotidiano sulla nuova Sardegna? Avevo voglia di scrivergli una lettera, di ringraziarlo per tutto l’amore che ha riversato nel saper raccontare le storie. Lo faccio adesso. E so che non è tardi. Grazie a nome mio e di tutta la redazione di Sardegnablogger. La Sardegna era anche Manlio Brigaglia e Brigaglia è la Sardegna.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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