E’ una piccola storia questa. Meglio, sembra piccola, ma non è così. Ce la ricorda, a suo modo, l’omino con i baffi che, al posto della bocca aveva delle lettere animate: “sembra facile fare un buon caffè”. Era la pubblicità della Moka Bialetti, un utensile venduto in tutto il mondo ma, soprattutto, in Italia. Perché questa, in fondo, è una bella storia italiana che pochi ricordano, abituati come siamo a credere che tutto sia stato inventato ai primordi dell’umanità. Ed invece l’intuizione della Moka espresso viene “solo” nel 1933 quando Alfonso Bialetti, il papà di Renato, osservando le donne di Omegna che facevano il bucato sulle rive del lago d’Orta, ha la magnifica intuizione che lo porta a progettare e realizzare la moka Bialetti che rivoluzionerà il modo di preparare il caffè a casa. Poi, è chiaro, il prodotto occorreva venderlo e a quei tempi non era sicuramente facile. Negli anni del primo dopoguerra in Italia il caffè si faceva con la classica “napoletana” che, diversamente dalla moka, ha una filosofia diversa, più lenta e contemplativa. Il figlio di Alfonso, Renato, diventa il venditore del prodotto. Essendo un giovane rampante ed intraprendente tenta di vendere la sua “moka” in giro per l’Italia con risultati per quegli anni abbastanza soddisfacenti. ma, come si direbbe oggi, “non sfonda”. La leggenda vuole che ad un certo punto tutto cambia e si muove grazie all’intervento di Aristotele Onassis che trova in un albergo milanese quando il giovane Renato presenta il suo prodotto. Lui lo vede, riconosce il miliardario greco e gli chiede di aiutarlo nel vendere la moka: “Dovrà solo dire che con questa macchina il caffè è buonissimo”. Aristotele Onassis sta al gioco e racconta a dei possibili acquirenti francesi che con quell’attrezzo, con la moka, il caffè è davvero più buono. I francesi si convincono e la Moka comincia la sua avventura a livello internazionale. Avventura che sarà inarrestabile e planetaria. Probabilmente si tratta di una leggenda ma fatto sta che la caffettiera comincia a diventare uno dei simboli del Made in Italy e da quell’incontro leggendario con Onassis, si passa velocemente, in meno di dieci anni, da una produzione artigianale di 70.000 pezzi, ad una quantificabile in milioni di pezzi venduti in tutto il mondo. La moka è esposta al MO.MA. di New York come espressione dell’arte moderna e la Bialetti diventa azienda leader nella produzione di macchine per caffè. Io, con l’uomo con i baffi ci sono nato. Mia nonna e successivamente mia mamma hanno sempre avuto la moka Bialetti, perché il caffè con la Moka orginale Bialetti era migliore e non si ammettevano discussioni. Anche io, a casa, ho la piccola Moka dell’omino con i baffi. Sapere che Renato Bialetti ci ha lasciato oggi, all’età di 93 anni forse ci porta a riflettere almeno per un attimo a quel rito che milioni di persone fanno quotidianamente, quasi meccanicamente e senza rendersene conto: mettere un po’ d’acqua, fino alla valvola, riempire il filtro del caffè, fino a formare un piccola piramide, stringere, accendere il fuoco del fornello e aspettare. Buon caffè a tutti e grazie signor Bialetti che per me e per quelli come me rimarrà per sempre l’omino con i baffi.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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