Davanti ai fatti di questi ultimi tempi, alle diaspore sugli sbarchi di extracomunitari, discussioni sul ponte di Messina, reddito di cittadinanza, l’eterno conflitto tra giustizialisti e garantisti, l’incessante gara a chi dimostra di essere il più furbo, immaginare che nel febbraio del 1967 (e quindi soltanto 54 anni fa), in occasione di un incontro nazionale dei rettori delle università italiane (e già l’avvenimento, di questi tempi, sarebbe stupefacente) presso la scuola Normale di Pisa, i rappresentanti di alcune associazioni studentesche occupano il palazzo della Sapienza, sede dell’università pisana. La discussione era legata alla condizione studentesca e del ruolo sociale degli studenti. Avete sentito bene: “il ruolo sociale degli studenti”. E’ passato soltanto mezzo secolo e tutto questo sembra preistoria. Da quell’incontro acceso e appassionato ne esce una dichiarazione programmatica che passerà alla storia come “tesi della Sapienza” che protesta contro l’ordinamento accademico italiano. Che cosa vogliono quegli studenti? Propongono l’istituzione di dipartimenti fondati sul principio dell’interdisciplinarietà e una gestione democratica e paritetica della vita accademica. La frase più potente di quel documento di chiara ispirazione marxista è questa: “gli studenti costituiscono forza-lavoro in fase di formazione e quindi si devono dotare di strutture rappresentative analoghe ai sindacati dei lavoratori”. Mi è venuto da sorridere, non tanto sulle idee – peraltro molto discutibili e anche inaccettabili nella loro azione finale – ma sul modo in cui, a quei tempi, si discuteva. Oggi basta un Matteo Renzi qualunque per far scaldare gli animi degli avventori del bar di facebook. E non si scrivono più documenti. Basta un verbale, anzi, a dirla con Tabacci “sarà presentato un verbalino”.
Giampaolo Cassitta
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
Mi dispiace, ma io so’ io e voi non siete un…. (di Giampaolo Cassitta)
Cutolo e l’Asinara (di Giampaolo Cassitta)
Mi vuoi vedere nuda? (di Cosimo Filigheddu)
Grazie dei fior. (di Giampaolo Cassitta)
Hanno vinto i Maneskin. Anzi, no. (di Giampaolo Cassitta)
Perché abbiamo bisogno di Sanremo (di Giampaolo Cassitta)
Cari radical-chic guardate Sanremo e non fate finta di leggere Joyce. (di Giampaolo Cassitta)
Sanremo, Italia.
Capri d’agosto (di Roberta Pietrasanta)
Il caporalato, il caporale e i protettori (di Mimmia Fresu)
Marshmallow alla dopamina (di Rossella Dettori)
377 paesi vivibili (di Roberto Virdis)
Per i capelli che portiam (di Mimmia Fresu)
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