Ad un certo punto ho tifato per Buffon. Lo vedevo con lo sguardo verso un futuro che probabilmente non prevedeva una nuova finale. Gli altri, quelli della squadra spagnol, non ci pensavano a Buffon e lo hanno “uccellato” per ben quattro volte. Troppe per uno come lui e per una squadra come la Juve che si porta dentro la maledizione delle finali. Si impara sempre dalle sconfitte, ma non riuscire a vincere le due ultime finali di Champions qualcosa vorrà pur dire. O non vuol dire niente. Il tifo poi complica sempre tutto. C’è chi piange e chi ride. E non ha ragione nessuno dei due. Si dice sempre che, in fondo è una partita di calcio e che ci sono cose più importanti. E’ vero, ma le passioni fanno parte del gioco della vita. Si vince e si perde ma non basta: occorre anche saper vincere e perdere. Quando si insulta – da una parte o dall’altra – non è mai una vittoria. Quando si urla contro Zaia, governatore del Veneto, frasi ingiuriose perché si è fatto fotografare con un giocatore di colore della squadra dell’Inter, siamo arrivati al capolinea.
Lo dico da sportivo che non ha mai tifato la Juve neppure per un attimo: la partita di ieri ha rappresentato la sconfitta più atroce, quella più cocente per chi ama lo sport. E non è la sconfitta sul campo, ma quella determinata dagli insulti e dalle accuse a tutto e a tutti che ho sentito e ho letto. Io, da non juventino ad un certo punto ho tifato Buffon. Per il suo sguardo, per la sua voglia di vincerla quella coppa, per il suo tramonto da calciatore, per la forza con cui ha raccolto quelle quattro palle dalla sua rete.
E mi è venuto il magone.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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