Di tutto può aver bisogno Orune, ma non del silenzio. Fossi il padre di un ragazzo assassinato tutto vorrei, tranne il silenzio. Si dice spesso che i morti vadano onorati tacendo: non è questo il caso. Parole chiare, nette ed inequivocabili per portare la giustizia di tutti fino ai responsabili di questo ed altri orrori: è l’unico modo che certe comunità hanno per schiacciare col peso della civiltà gli assassini e i pesanti pregiudizi che gravano su una certa Sardegna, spesso accusata di omertà e di preferire i codici allo Stato. Sarebbe inaccettabile sentire ancora i sussurri di chi insinua che “se l’hanno ammazzato qualcosa ha fatto”, sarebbe inaccettabile giustificarsi dietro il “non è affar mio”. Questa è una barbarie che coinvolge tutti e che tutti dobbiamo combattere: Gianluca è nostro figlio, il bambino che fino a ieri si addormentava tra le nostre braccia. Il silenzio non serve, se non agli assassini. Chi sa, parli.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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