Al principio fu il “P.P.R.”
Era il 25 novembre del 2004, quando una notizia squarciò l’aria viziata e ipossigenata dell’urbanistica sarda, ma anche le bramosie e le betoniere di molti sciacalli già pronti a sbizzarrire le loro architettoniche cloache di lusso sul mare e non solo lì.
La RAS (acronimo numero uno), vara la legge denominata “Salvacoste“, viene bloccato quanto è ancora bloccabile delle concessioni già assegnate, in base alle normative nazionali vigenti -Codice Urbani D.lgs n.42- del gennaio dello stesso anno.
Il Piano Paesaggistico della Sardegna comincia a sondare nuovi orizzonti, si studiano interventi ed imposte che possano permettere uno sviluppo non solo costiero, tenendo presenti vocazioni e integrità dei luoghi. Si comincia a pianificare l’edilizia in modo sostenibile, si parla finalmente di ristrutturazioni, restaurazioni e/o abbattimenti, tutte opere necessarie per il 70% dei nostri edifici solo per portarli verso gli standard europei di consumo energetico e di sicurezza, prima di costruirne di nuovi.
Si fa, o si cerca di fare, tutto questo fra i malumori di molti che si erano già garantiti le grazie delle precedenti amministrazioni. Sindaci, giunte e consigli comunali di interi paesi e città nello sconforto più assoluto, quasi tutti avevano mire ed interessi in questo o in quell’altro tratto di costa o di “zona d’interesse paesaggistico” da “convertire in euro”. Non tutto si potè arrestare, alcuni progetti erano già in corso d’opera (molti li bloccò poi la Magistratura) e i musoni del mattone non si lasciarono scappare l’occasione per seminare menzogne. L’unico limite vero, imposto, era il rispetto dei due Km dal Mare, non il divieto di edificare. Metteva piuttosto dei vincoli legati più all’esistenza o meno dei P.U.C. (Piani Urbanistici Comunali) ed i più ferventi detrattori erano -ed ancora sono- proprio i comuni privi di questo strumento, come Olbia, dove l’Acqua ci racconta senza sconti, cosa vuol dire costruire come sciacalli.
La prima, la più grossa, dannosa, ma anche la più platealmente falsa, recitava che “il PPR non lasciava costruire nulla”. Se facciamo due semplicissimi conti oggi, possiamo tranquillamente scoprire che c’erano più cantieri aperti ed attivi in quegli anni che non in quelli successivi al 2009, oggi poi, siamo quasi a zero nonostante i nebulosi PPS e Piani Casa. L’unica cosa che si è veramente espansa in questi ultimi 5 anni è l’abusivismo, nuovamente e dovunque, è sorto di tutto e di più.
In molti, abbiamo quindi visto Francesco Pigliaru come una possibilità, una possibile ripresa di quelle linee guida, sostenibili e lungimiranti, della prima stesura del PPR, naturalmente perfezionabile ed integrabile, di certo non con dei campi da golf o i Master-Plan.
Io stesso ho creduto, visto l’appoggio (endorsement) che Pigliaru ha avuto da Renato Soru in campagna elettorale, che il PD sardo avesse finalmente recepito quell’impellenza, che avesse fatto sua quell’idea e che si apprestasse a riprenderne il filo conduttore.
Certo con una punta di scetticismo latente, poi rivelatasi non proprio infondata. Alla mia età non credo più alle favole, specie se i personaggi sono sempre gli stessi.
Oggi ne abbiamo praticamente conferma, i compromessi più infimi in politica amministrativa e legislativa sembrano essere quelli con l’iter più breve ed infatti, il documento che questa legislatura si appresta a varare, pare essere proprio il figlio illegittimo di migliaia di compromessi, tutti rigorosamente di parte, mirati a non scontentare nessuno, se non i sardi tutti.
Ancora una volta assistiamo a spartizioni di privilegi e soprusi, a velate e tacite promesse di licenze e condoni imbracciate da chi, per astrazione, ideali e locazione politica, avrebbe invece dovuto combatterli, proporre alternative e tenerci davvero, all’Ambiente, non solo con gli s-logan ai piedi.
Ẻ vero anche che sono solo pochi mesi che questa giunta e questo consiglio sono all’opera, ma se il buongiorno si vede dal mattino, qua siamo al buio pesto, brancolanti e barcollanti ci muoviamo pericolosamente in bilico fra l’irreparabile e l’incomprensibile, lontani anni luce da un qualsiasi pensiero progressista, con un presidente che ossequia i rigurgiti di chimica versati su un territorio già indissolubilmente avvelenato ed abbandona velocemente le battaglie su servitù e veleni annessi, terreno minato, quello, al quale Renzi ha elargito altri e più alti target di inquinamento dicendo praticamente ai sardi che la loro vita vale meno di un proiettile. Ci ritroviamo col rischio di vedere sotterrato per sempre il PPR e molta della nostra terra da colate di cemento speculativo e prati inglesi; con chi aveva chiaro in testa quel progetto -tanto da cercare di realizzarlo davvero- che pare, distratto, occuparsi d’altro, oggi, che abbia cambiato idea su molte cose riguardo a molti temi.
Ci ritroviamo con un enorme e pesante dubbio, quello che le idee non si cambino gratis “et amor’e’Deus“, in questo fiorir d’acronimi nemici e di acerrimi amiconi.
Ma se non sono capaci di proporre e di fare niente di diverso, che almeno non se la prendano coi grillini, dopo.
In questa categoria sono riuniti una serie di autori che, pur non facendo parte della redazione di Sardegna blogger collaborano, inviandoci i loro pezzi, che trovate sia sotto questa voce che sotto le altre categorie. I contributi sono molti e tutti selezionati dalla redazione e gli autori sono tutti molto, ma molto bravi.
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