Metti una mattina di fine giugno, ti alzi, ti infili sotto una doccia tiepida, tonificante, che ti sveglia, ti scrolla di dosso gli ultimi attimi di torpore, ti da la carica…e…azzz, schizzi fuori a spruzzo, da quella puzza, da quel getto che sa di cacca, color marrone, che anche se fai scorrere e scaricare non torna “chiare, fresche e dolci acque”.
Ecchecavolo, pensi, solo tre giorni fa è stata certificata “potabile”, dopo circa due mesi, senza che nessuno muovesse ciglio, intervenisse s’incavolasse.
Siamo di nuovo daccapo?
BENALZATO A PORTO TORRES!!!
Chissà se esiste altra zona della Sardegna con gli stessi problemi, gli stessi disagi, le stesse incazzature cui sono sottoposti gli utenti di Abbanoa a Porto Torres.
Eja, ABBANOA, quella che se vai nel suo sito trovi: «Con la Legge regionale n.29 del 17 ottobre 1997, la Regione Autonoma della Sardegna (RAS) ha disciplinato la riorganizzazione del servizio idrico ad uso civile nel rispetto dei principi stabiliti dalla Legge nazionale n.36 del 1/5/1994 (cd Legge Galli), a sua volta adottata in recepimento della normativa europea. La legge regionale ha previsto la razionalizzazione della gestione dell’acqua potabile, attraverso l’individuazione di un unico Ambito Territoriale Ottimale (ATO), di un unico gestore (Abbanoa) e di un’unica tariffa. In precedenza il sistema contava oltre 130 gestori, tra società di capitali e gestioni comunali, con abnormi disparita di trattamento tra i territori.»
“Disciplinato la riorganizzazione del servizio”? “rispetto dei principi stabiliti dalla legge”? “razionalizzazione della gestione”? “ambito territoriale ottimale”? Si, crediamoci!!!
Se poi hai la pazienza di leggere, troverai che Abbanoa è nata male, cresciuta peggio e amministrata da incapaci.
Si però “l’eredità delle strutture era una frana”..
E cosa c’entrano gli utenti che fino a quel momento avevano l’acqua pulita, pagavano regolarmente ai comuni e man mano che passavano gli anni si sono visti precipitare la situazione?
Bollette salate, pagamenti di consumi mai certi, minacce di slacci, slacci illegittimi, acqua sporca, acqua non potabile, acqua avvelenata e in alcune zone persino razionata, in zone, magari, dove c’è tanta di quell’acqua che può persino portarsi via tutta l’insipienza, l’incapacità e l’arroganza di quei politici che non sono mai intervenuti per sistemare quello che sta diventando il bubbone per la popolazione esasperata di interi territori.
Durante la campagna elettorale, il buon Maninchedda, che ha usato la gentilezza di ascoltare una delegazione di utenti, ha giustificato Abbanoa che si era accollata, nel 2005, una rete a suo dire “fatiscente, vecchia e colabrodo”. Falso, la rete è stata interamente rifatta negli anni immediatamente precedenti, anzi una parte di rete nuova non è stata neppure attivata in questi dieci anni di gestione Abbanoa.
L’impressione è che insieme alla rete ci fosse anche un comodo materasso dove tutti hanno beatamente dormito, magari anche lautamente ricompensati per i lunghi anni di sonno.
Non ci resta che scendere in piazza, svegliare la politica, urlare, portare Abbanoa in tribunale e chiedere il risarcimento dei danni che giorno dopo giorno sta causando alla cittadinanza in termini economici, in termini di disagi e in termini di salute fisica e mentale, perché il terrore di bere acqua avvelenata, ora da metalli, ora da cloriti, ora da nitriti, ora da colibatteri, non fa certo vivere bene.
Perché altrimenti non ci resta e che piangere, che le lacrime, anche se salate, sono almeno pulite!
Nata quasi a metà del secolo scorso, ha dato un notevole impulso, giovanissima, all'incremento demografico, sfornando tre figli in due anni e mezzo. La maturità la raggiunge a trentasei anni (maturità scientifica, col massimo dei voti) e la laurea...dopo i sessanta e pure con la lode. Nonna duepuntozero di quattro nipotini che adora, ricambiata, coi quali non disdegna di giocare a...pallone, la sua grande passione, insieme al mare.
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