La bella favola di aver abolito la povertà per legge è durata lo spazio di un attimo. I poveri, purtroppo, non sono spariti ma le disuguaglianze, semmai, sono aumentate.Nel 2021, solo per fare un esempio, la fascia della povertà è aumentata di un milione di persone e rispetto al 2012 è più che triplicata per minori e giovani. Essere poveri non significa non avere un lavoro, non è solo quello. Ci sono persone che il lavoro ce l’hanno ma con stipendi da fame; sono circa quattro milioni gli italiani che portano a casa non più di 12.000 euro lordi l’anno. Su questi numeri la politica dovrebbe fare i conti, dovrebbe mettere al primo posto del programma elettorale l’analisi delle diseguaglianze, argomento praticamente inesistente se non legato a qualche spot di buona presa: meno tasse, più lavoro, più sicurezza. Cose semplici da dire, difficili da realizzare. Nessuno dei politici scesi nell’arena in questi giorni ha utilizzato la parola ‘diseguaglianza’ e tantomeno ha preparato un piano per gli ultimi: quelli, per intenderci, che difficilmente andranno a votare considerati flussi di consenso irrimediabilmente perduti. Questo cinico calcolo me ne ricorda un altro: in campagna elettorale ci si occupa dei votanti e non dei cittadini. Si dimenticano i minori, gli ammalati, gli anziani e i detenuti. Gente che difficilmente voterà e quindi considerata vuoto a perdere. In Sardegna si è brindato al passaggio costituzionale dove si è scritto che l’insularità crea diseguaglianze.Tutto vero, per carità. Mi chiedo soltanto se era proprio necessario scriverlo sulla costituzione o se, invece, non sarebbe stato più utile provare a trovare soluzioni senza dover passare attraverso le leggi. Scrivere che essere un’isola comporta delle problematiche inesistenti in terra ferma è lapalissiano, ma non serve a risolvere il problema. Siamo così contenti di essere una diseguaglianza sancita dalla costituzione che aspettiamo i nostri politici pronti a vantarsi e gioire per il falso traguardo raggiunto: abbiamo abolito l’insularità sarà il loro nuovo slogan e sicuramente ci saranno molti elettori felici di votare questi terribili imbonitori. Poi, gli stessi politici, ci diranno che le cose non sono semplici, la costituzione è solo un bel libro d’intenti, una cornice politica, occorrono le leggi. E passeranno altri cinque anni.La povertà non si abolisce per legge e neppure l’insularità. Fatevene una ragione.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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