Sono finora 73.414 le persone migranti sbarcate sulle coste da inizio anno. Nello stesso periodo, lo scorso anno furono 31.333 mentre nel 2021 furono 24.502. Il dato è stato diffuso dal ministero degli Interni, considerati gli sbarchi rilevati entro le 8 di questa mattina.
Questo è un lancio d’agenzia del 12 luglio. C’è poco da girarci attorno, perché si tratta di dati governativi e, come è ben noto, i numeri non li puoi tirare per la giacchetta.
Quei numeri dicono che il governo di Giorgia Meloni, su un tema cardine come l’immigrazione, è stato sinora un disastro, essendo gli sbarchi raddoppiati rispetto allo scorso anno e addirittura triplicati rispetto a due anni fa.
Solo che a me non sembra di percepire questo clima da assedio che in passato, con numeri nettamente inferiori, monopolizzava le pagine dei quotidiani e i titoli dei giornali.
Ho pensato che potessi avere una percezione sbagliata del vento che tira e di essere stato ingannato dalla mia bolla.
Io non ho i canali Mediaset a casa, ma ogni tanto mi capita di sentire i titoli dei telegiornali delle reti berlusconiane.
Di immigrazione selvaggia non si parla più. Se non quando si deve sottolineare con un doppio tratto di matita, tramite innalzamento del tono di voce del giornalista, un qualche fatto di cronaca nera che abbia per responsabile uno straniero.
Anzi, nei titoli del Tg5 di domenica si annunciava, con festoso squillo di trombe, un vertice dell’immigrazione “fortemente voluto” – mi è rimasto impresso l’avverbio – dalla premier Meloni.
Poi sono andato a vedermi i giornali dei giorni seguenti a questo lancio. No, non mi stavo sbagliando e la mia percezione non era stata ingannata: nessuno dei quotidiani, di ogni orientamento, aveva titoli sui dati degli sbarchi raddoppiati rispetto al 2022 e triplicati nei confronti del 2021.
Su Libero, qualche giorno dopo, ce n’era uno paradossale, secondo il quale sull’immigrazione l’Europa si sarebbe adeguata al modello italiano, cioè quello che ha visto sbarchi triplicati in due anni.
Poi ne ho letto un altro, sempre di Libero. Diceva che “Il Pd vuole riportare i migranti in albergo”.
La questione che pongo è una sola.
Se fino allo scorso settembre i telegiornali e i giornali ci mostravano immagini di navi della speranza cariche di esseri umani dirette verso Lampedusa, con tutto il corollario di considerazioni sull’aumento della criminalità che ne sarebbe derivato e sul lavoro che sarebbe stato tolto agli italiani, perché mai questo cliché non viene replicato adesso e non occupa i titoli di testa anche oggi, considerando che i numeri sono ben più allarmanti?
Un’analisi onesta evidenzierebbe il disastro della Meloni sulle politiche di contrasto all’immigrazione e la distanza tra le chiacchiere di quando si è all’opposizione e i fatti di quando, invece, si è chiamati a prendere decisioni.
Commentatori attenti esalterebbero la dichiarazione rilasciata dalla Meloni non più tardi di un paio di giorni fa, questa davvero paradossale se si considera il corso politico della Presidente del Consiglio:
“L’Italia ha bisogno di migranti”.
Ma noi sappiamo che esiste un fronte compatto dell’informazione generalista che sostiene la Meloni, inasprendo i toni o spegnendo gli incendi a seconda delle evenienze.
E non c’è molto altro da dire.
Da ieri, tutti stiamo sbeffeggiando la demenziale cronaca di viaggio sciaguratamente prodotta su Repubblica da Alain Elkann, intrisa di luoghi comuni e di sciocchezze, peraltro scritta dalla imbarazzante posizione di padre dell’editore del giornale.
Ne stiamo ridendo e ci stiamo indignando. Ma quel patetico tentativo di reportage non produrrà altri danni e, anzi, ha avuto il benefico effetto di imprimere una bella scossa alle nostre barriere critiche.
Ben altri conflitti di interessi e ben altre manipolazioni la nostra informazione sta vivendo, senza che nessuno senta il bisogno di indignarsi o di canzonarne gli autori.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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