Se è vero che davanti al bancomat di Sassari non c’è stata un’aggressione razzista coronata da applausi, tiro un sospiro di sollievo: per la mia città e per il mio Paese. Ma questo non cancella i commenti alla notizia e alla sua rettifica. Nessun sollievo, in questo caso. Un diluvio di razzismo malamente espresso. La costante, da qualche tempo, è quella di compiacersi della propria ignoranza. Sembra che questa nuova classe dirigente politica abbia sdoganato l’uso scorretto, spesso aberrante, della lingua. Il messaggio è che parlare di cultura o mostrare rispetto verso questa categoria significa crogiolarsi nel passato, non capire che “ora finalmente le cose sono cambiate”. Senti gente che telefona alla radio indignata per insultare un ex politico che afferma di spendere parte della sua pensione in libri: “Ecco, la casta oltre a percepire pensioni d’oro butta via i soldi in spese voluttuarie”. E’ tutto sempre più falso. Falsa la percezione dei problemi rispetto a quelli reali e alla reale entità di ciascuno; falsi i valori, perché una classe dirigente che approva paterna lo slogan “ignorante è bello” non sta rassicurando le classi svantaggiate, non sta lasciando libertà di studio e di informazione, sta invece avvalorando la rassegnazione, l’accidia; soffia sulla rabbia sterile di chi si sente escluso da una società che sta diventando effettivamente sempre più ingiusta. Vedi frasi del tipo “Pensate ai falsi rifugiati che ci rubano il lavoro anziché correggerci i verbi”. Se poi dici che sei contro il razzismo ti rispondono con una cosa che non sentivo da anni: “Radical chic”. Che peraltro non è una categoria inventata: i progressisti con la puzza sotto il naso sono sempre esistiti, esistono ancora, nonostante la scoppola che tutti noi progressisti ci siamo presi. Sono una minoranza esigua, ma fanno il nido dappertutto, sono pochi ma evidenti e contribuiscono a renderci tutti antipatici. Detto questo non si può però pretendere che, sempre, oltre a dire cose importanti e giuste le si dica simpaticamente. Togliatti e De Gasperi non erano simpaticissimi, eppure, ciascuno nel proprio orto, godevano di un certo consenso. Evidentemente stiamo attraversando un momento in cui il consenso si forma su basi precarie e nessuno ha più il coraggio dire, come nella sinistra di un tempo: io non ti escludo perché sbagli il congiuntivo, anzi, ti faccio persino diventare sindaco o deputato, però impara a non sbagliarlo, il congiuntivo. C’è chi nella vita ha avuto la fortuna di ricevere importanti stimoli culturali e c’è chi non li ha avuti o ha addirittura avuto stimoli opposti. Ma una classe dirigente che non spinge questi ultimi a superare i limiti che la società ha imposto loro, non è una vera classe dirigente.
Nato nel 1951, ottobre (bilancia, ma come tutti quelli della bilancia non crede nell'oroscopo). Giornalista dal 1973. Scrive anche altra roba. Ma gratis, quindi non vale.
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