Con Guccini ci convivo da una vita e ritengo sia una delle poche persone coerenti che ho incrociato nell’ormai mio discreto percorso. La prima canzone che ho ascoltato è stata “in morte di SF” e da quel giorno mi innamorai perdutamente delle sue parole e delle sue storie. Guccini è un narratore, uno che sa utilizzare molto bene le rime e sa come cogliere l’attimo. Mi è capitato di leggere, ieri, un pezzo di Luigi Manconi apparso su “Repubblica”. Luigi lo leggo sempre con molta attenzione e curiosità. Ci siamo incrociati negli anni soprattutto per lavoro ed una volta presentò, ad Alghero, un mio libro “il giorno di Moro”. Manconi parla dell’Eskimo, citando ovviamente la bellissima canzone di Guccini e ricorda che più che un’icona era un capo di vestiario poco caro e molto utile. Anche io, ai miei tempi, portavo un Eskimo addosso non proprio dettato dalla povertà ma – ed erano quelli i tempi – un po’ come segno di riconoscimento e un po’ perché, come ricorda Luigi Manconi, era comodo. Quando uscì l’album “Amerigo” avevo diciannove anni (quante balle avevo in testa a quell’età anche se non ero proprio stupido davvero) e fu l’anno in cui, prima di iscrivermi all’università, andai a lavorare in Costa Smeralda. Mi portai due musicassette: “Rimini” di De André e, appunto “Amerigo” di Guccini che, ovviamente, imparai a memoria. Fu un anno piuttosto complesso: l’uccisione di Moro e della scorta fece da corollario alla mia estate lavorativa e ai miei molti dubbi ideologici. Inoltre, incontrai una ragazza che si chiamava Fabrizia. Non so che fine ha fatto. Come tante cose che accadono a quell’età ci siamo scritti per qualche anno poi più niente. Fabrizia era di Milano ed era una cliente dell’hotel in cui lavoravo. I suoi genitori erano benestanti e io, invece, seppure senza Eskimo, avevo la faccia di quello “pessimista e di sinistra” (non so se avete presente). Insomma, con Fabrizia diventammo amici e la costrinsi ad ascoltare per tutta l’estate quei due LP. Ricordo solo che Eskimo divenne la nostra canzone . A rifletterci oggi e pensare che le canzoni “tormentone” sono diventate altre mi viene da ridere. Però ogni volta che ascolto Eskimo (e mi capita spesso) ritorno sempre a Baja Sardinia, al 1978, a quanto eravamo ingenui, quanto cercavamo di fare o di capire. Guccini ovviamente non mi ha cambiato la vita ma me l’ha resa più bella. Pensare che oggi è il suo compleanno mi rende un po’ più allegro e mi permette di riascoltare il mio tormentone del 1978. Probabilmente, per coerenza, porto ancora un eskimo meno innocente di quello di quegli anni della rivolta permanente e come sempre faccio quel che posso e domani ci penserò, se mai. Auguri Francesco per i tuoi primi 80 anni.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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