A distanza di quattro giorni dalla formulazione di una domanda rimasta senza risposta, visto il silenzio su una questione che reputo non secondaria per chi fa sindacato, riformulo la richiesta di risposta al segretario generale della Cgil Sardegna, Michele Carrus, a proposito della dichiarazione fatta quattro giorni fa dal segretario della Filctem-Cgil Sardegna che, in merito alla difesa dei posti di lavoro della fabbrica di bombe di Domusnovas ha affermato: “chiederemo al Governo di considerare strategico questo territorio per il settore bellico”; e pazienza se ciò manda a gambe all’aria le ragioni etiche, prima ancora che rivendicative, dell’essere CGIL, dei suoi richiami statutari, “la pace tra i popoli bene supremo dell’umanità”; e pazienza se quella frase fa strame delle lotte contro le servitù militari e i danni arrecati al territorio, alle persone, all’ambiente e alle attività da questa annosa piaga sarda. Ecco, Michele Carrus, davanti a questa affermazione da parte di un segretario di categoria, che in nome dell’occupazione non sembra curarsi affatto che quel lavoro ha prodotto e produce ordigni di morte tali da aver determinato, nello Yemen, la peggiore crisi umanitaria oggi al mondo. Guerra che con oltre 20.000 bombardamenti in 1600 giorni, l’Arabia Saudita, ha scaricato ordigni made in Sardegna, indistintamente, sulla popolazione civile, sugli ospedali e le scuole yemenite, provocando 8700 morti e quasi 10.000 feriti. Il 90% della popolazione, 22 milioni di persone, è in stato di emergenza alimentare, 14 milioni sono sull’orlo della carestia, e le vittime maggiori sono gli 11 milioni di bambini senza alimenti e senza cure sanitarie. Ti chiedo, Michele Carrus, e scusa se la domanda non è gentile: a quanto dolore altrui corrisponde un’unità lavorativa in Sardegna? Pochi altri come me che negli anni trascorsi ha dovuto gestire la più grande crisi industriale e occupazionale dell’isola (dalle grandi ristrutturazioni e cessazioni produttive nel settore chimico: Porto Torres, Ottana, Villacidro e Assemini, e poi la complessa gestione, in assenza di alternative e con una politica regionale nascosta sotto il letto, la fine della millenaria epopea mineraria, la chiusura del comparto minero-metallurgico) sono in grado di comprendere il bisogno di lavoro e la fatica di crearlo, specialmente con una politica imbelle e sempre a distanza di sicurezza dalle responsabilità, ma non riesco a concepire il diritto salariale, la busta paga, a fronte della creazione di prodotti che generano morte, distruzione, annientamento civile ed economico di un altro Paese. Perchè vedi, Michele Carrus, se anche per la CGIL la morale è sacrificabile sull’altare della occupazione purchessia, se oramai si dice con leggerezza: “tanto le bombe se non le facciamo noi le fanno altrove”; allora ogni cinico calcolo sulla pelle degli altri è giustificato, allora è cannibalismo, è una spirale che porta all’autodistruzione. Persino Bolsonaro, che trae profitto e vantaggi occupazionali dalla distruzione della foresta amazzonica, in questa logica perversa ha una sua ragion d’essere. E non è così, la nostra morale, la nostra solidarietà, il nostro pacifismo, il nostro senso di civiltà, ci dicono che non è così. Convintamente dico che non è così, e sarei più tranquillo se lo dicessi anche tu, caro Segretario.
In questa categoria sono riuniti una serie di autori che, pur non facendo parte della redazione di Sardegna blogger collaborano, inviandoci i loro pezzi, che trovate sia sotto questa voce che sotto le altre categorie. I contributi sono molti e tutti selezionati dalla redazione e gli autori sono tutti molto, ma molto bravi.
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