Lo so, siamo stufi di sorridere e abbracciare per un qualcosa che è solo virtualmente morto e gioire per qualcosa che nasce ma non sappiamo cosa sia. Lo so, è tutto convenzionale. Il tempo è una terribile invenzione dell’uomo e gli anni, i mesi e i giorni sono alchimie nelle quali tutte le culture hanno giocato, costruito e poi sentenziato. Poi qualcuno ha deciso che mancava lo zero per poter andare avanti e da allora tutto è cambiato, tutto codificato, tutto perfetto. Lo so che sono cose difficili da spiegare e non ho nessuna intenzione di farlo però da qualche parte dobbiamo pur cominciare per capire l’importanza degli auguri. Sono un auspicio, una promessa, una speranza, mai una certezza. Sono belli e forti quelli dati a chi si ama, sono formali quelli restituiti al capo-ufficio: “grazie anche a Lei e famiglia”; sono simpatici quelli a pizzicotti che si regalano ai bambini, sono teneri e sinceri quelli ai nostri nonni, burrosi quelli che si contraccambiano dopo una lunga cena. Poi ci sono quelli accorti, distinti, difficili, importanti, peccaminosi, fragili, intensi. Ci si augura di tutto perché non si sa mai. Per un attimo siamo disposti ad abbassare tutte le barriere che nel corso dei mesi ci siamo costruiti. Solo per un attimo però. Auguri e figli maschi, ma anche femmine. Soprattutto figli che non se ne fanno mai abbastanza perché non ci sono soldi e allora auguri per vincere al lotto ma è meglio un lavoro, auguri per conquistare piccole cose ma vere. Con gli auguri si esagera. Non si sa mai. Il tempo passa velocemente e tutti a rincorrere i mesi. Fra dodici mesi esatti ci ritroveremo ancora qui a parlar male del vecchio anno scommettendo sul prossimo. Senza neppure renderci conto che l’avevamo amato intensamente. Almeno per qualche giorno. Comunque: auguri per tutto e per molto. Vivetevela questa storia e se avete tempo appuntatevi i ricordi. Che serviranno nell’autunno e nell’inverno che prima o poi arriverà. Perché il tempo mica lo hanno inventato gli uomini. Noi abbiamo solo tentato di ingabbiarlo. Senza però riuscirci. Buon anno. Da protagonisti.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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