Attorno al mito artistico, gravitano anche le leggende sulle sue debolezze e contraddizioni: di lui si dice che al bar non abbia mai offerto un caffè a nessuno, limitandosi nel migliore dei casi a pagare il suo. Ma la storia dice anche che, nel 1973, ha rifiutato un compenso di due miliardi di lire (nel 1973!) per esibirsi in un concerto pagato da Gianni Agnelli in persona. Parlo di Lucio Battisti, che lasciò questo mondo il 9 settembre del 1998, a 55 anni. È stato probabilmente la figura più popolare della musica leggera italiana e dalla sua collaborazione con Mogol sono nati motivi musicali intramontabili. Nato a Poggio Bustone il 5 marzo del 1943, un giorno dopo Lucio Dalla, questo perito elettrotecnico vagò per alcuni anni per l’Italia, unendosi ad improvvisate band pur di ottenere un successo che tenacemente inseguì, prima di rifiutarne a muso duro gli effetti collaterali. Nel 1965 incontrò l’autore Giulio Rapetti, che non restò folgorato dall’incontro e non ebbe affatto l’impressione di trovarsi di fronte ad un genio. Ma l’umiltà e la voglia di migliorarsi del ventiduenne Battisti, consapevole dei sui limiti, servirono più del talento. Nel 1967, il brano “29 settembre” lo proiettò in cima alla hit parade e, da quel momento, la sua ascesa fu inarrestabile. Emozioni, Fiori rosa fiori di pesco, Eppur mi sono scordato di te, 7.40, Pensieri e Parole, segnano la sua permanenza costante in cima ai desideri di compratori di dischi di quegli anni Si stabilì in un residence della Brianza, dove rimase fino alla morte e, si può dire, quasi nell’anonimato per gli ultimi vent’anni. La rottura con la vita pubblica avvenne per l’invadenza della stampa nella sua vita privata. Battisti la pagò anche con malelingue innalzate al rango di notizia e con l’accusa di essere un fascista, probabilmente del tutto infondata. Oggi, 17 anni dopo la sua morte, il mito resta intatto, molto più forte del tempo e, direbbe Pavese, dei pettegolezzi.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
Renatino e i misteri di Roma (di Giampaolo Cassitta)
Elio e le storie disattese (di Francesco Giorgioni)
The show must go on (di Cosimo Filigheddu)
Vincerà Mengoni. Però… (di Giampaolo Cassitta)
Ero Giorgia, e ricanto. (di Giampaolo Cassitta)
Piacere, Madame. (di Giampaolo Cassitta)
Se son fiori spariranno (di Giampaolo Cassitta)
Ma Sanremo è Sanremo? (di Giampaolo Cassitta)
Pacifisti e pacifinti (di Simone Floris)
Lo specchietto (di Salvatore Basile)
Da San Gavino a San Cristoforo, quando colonizzammo il Villaggio Verde. Ovvero il trasloco (di Sergio Carta)
Se riesco a buscare 5000 Lire ci vediamo allo Zoom, ovvero le pomeridiane in discoteca degli anni’80. (di Sergio Carta)
Papa Fazio (di Cosimo Filigheddu)
sardegnablogger ©2014 created by XabyArt - graphic & web design