Se c’è qualcuno che merita l’epiteto di giullare, nel vero senso della parola, questo è lui. Il misto di risa e serietà è il suo strumento per risvegliare le coscienze sugli abusi e le ingiustizie della vita sociale, ma anche come queste problematiche possano essere viste in una più ampia prospettiva storica.
Così l’Accademia di Svezia motivava l’assegnazione del più alto riconoscimento letterario al l’attore e drammaturgo italiano.
Fo arrivava dopo Carducci,Deledda,Pirandello, Quasimodo, Montale. Che l’Italia avesse atteso 22 anni per veder riconosciuta la propria cultura dovette sembrare poca cosa all’epoca, considerate le polemiche che seguirono, come da tradizione. Tradizione non solo nostrana, certo: anche la vittoria di Vargas Llosas del 2010 fu accompagnata da qualche brusio. Troppo conservatore, si disse del peruviano. Troppo di sinistra, dissero gli italiani del loro vincitore. “E non è nemmeno un vero letterato, fa teatro, che è un’altra cosa!”.
Gli svedesi erano rei di aver lasciato in panchina candidati più degni, letterari puri: il poeta Mario Luzi in testa, più altri: Andrea Zanzotto, Giorgio Bassani,Attilio Bertolucci. Persino l’Accademia dei Lincei- unico ente italiano avente la facoltà di inviare segnalazioni che l’Accademia reale di Svezia è tenuta a considerare- ruppe le barricate, protestando per l’ennesima indicazione andata a vuoto, a favore del già citato Luzi.
Senza girarci troppo intorno, le cronache dell’epoca tendevano a mettere in rilievo la maliziosa questione: ovvero, quanto contasse la politica e i relativi umori momentanei nel conferimento del premio per la letteratura. Come interpretare, altrimenti, quella motivazione, quel riferimento ai giullari medievali sbeffeggiatori del potere?
Chissà quanto dovrà aspettare, la letteratura italiana per avere un nuovo giullare. Nel frattempo dovremo accontentarci dei premi Strega e Campiello conferiti ad autori di cui dopo qualche anno non ci si ricorda più e che releghiamo negli scaffali più alti delle librerie domestiche.
Bisognerebbe essere svedesi, probabilmente,per capire. Ma siamo italiani.
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