Secondo svariate fonti, il 9 luglio del 1962* morì a Washington il glottologo tedesco Max Leopold Wagner, uno dei più grandi studiosi della linguistica sarda. Wagner viene considerato tuttora il fondatore di questa disciplina: nonostante la sua fama mondiale e i vasti interessi, egli dedicò alla Sardegna e alle ricerche sulle sue parlate buona parte della vita, risultato di una straordinaria passione personale per l’Isola e tutto quel che rappresentava nel Mediterraneo. Io non sono un linguista, né un etimologista e men che meno un glottologo. Ma mi ha sempre intrigato la figura di questo bavarese dalle prodigiose capacità intellettive, in grado di imparare in pochi mesi un dialetto locale senza tradire alcuna inflessione straniera. Nato nel 1880 a Monaco, dopo la laurea Wagner viaggiò in Italia e conobbe la Sardegna attraverso una pubblicazione sul Condaghe di San Pietro di Silki. Nel 1905 questa curiosità lo spinse a sbarcare nell’Isola, dove iniziò lo studio delle parlate locali sul campo trovando di grande interesse la materia. I tratti arcaici, autentici di questa terra lo affascinavano ed esercitavano su di lui un’attrazione irresistibile, confessata nelle migliaia di pagine scritte sulla Sardegna. “Un occhio ai libri, due al mondo” era il suo motto, sulla falsariga dell’insegnamento di Goethe. E dunque Wagner montava in sella alla bicicletta e andava di villaggio in villaggio per scoprire usanze ed espressioni dei luoghi, mettendole spesso in relazione con intuizioni avute durante i suoi periodi di studio e insegnamento in varie università, da Napoli alla portoghese Coimbra. In questo modo, scopriva intrecci tra parole e cose e scavava a fondo nelle origini della lingua, grazie anche alle sua formidabile intelligenza. Un lavoro di documentazione consistito anche nelle immagini fotografiche da lui personalmente scattate durante i suoi viaggi in Sardegna, a partire dai primi del ‘900, che rappresentano un importante contributo storico. Nella foto a corredo di questo pezzo, una veduta di Gavoi datata 1913. Delle varie pubblicazioni sulla Sardegna, ricordiamo il monumentale Dizionario etimologico sardo, ultimato poco prima della morte dell’autore e ancora oggi opera fondamentale per chi volesse studiare la linguistica sarda. (*Da altre fonti, tra cui il saggio introduttivo di Giulio Paulis a “La Vita rustica della Sardegna rispecchiata nella sua lingua”, Wagner sarebbe deceduto il 14 luglio del 1962)
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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