Il 9 giugno del 1985 viene messo in vendita “La vita è adesso”, nuovo 33 giri del cantautore romano Claudio Baglioni. E voi direte, tanto per stare sul romanesco: e sticazzi! E invece la notizia non è affatto ordinaria perché quel disco è tuttora il più venduto della storia della musica italiana, con quasi quattro milioni di copie, e detiene ancora il record di permanenza in cima alla hit parade, dominata per oltre sei mesi consecutivi. Con “La vita è adesso”, Baglioni entrò definitivamente nella storia della musica leggera italiana. Baglioni andò a Londra per registrare i brani, arrangiati da Celso Valli, aprendo la strada ad una tendenza poi consolidatasi negli anni seguenti. Perché quel disco ebbe tanto successo? Se posso esprimere un’opinione, perché al mercato delle ragazzine che adoravano Baglioni si aggiunse quello delle mamme. Le figlie adolescenti si sentivano addosso la “maglietta fina” della lei di “Questo piccolo grande amore”, con tutte le conseguenti emozioni da primo amore evocate in quelle strofe; le madri apprezzavano la malinconia più sobria di un autore nel pieno della maturità e probabilmente il fascino dell’autore stesso, sempre in cime ai desideri femminili dei tempi. Baglioni ha rappresentato una certa Italia sognante e spesso delusa e, per quanto mi riguarda, lo ha fatto anche con momenti di apprezzabile ispirazione, da talento vero del pentagramma.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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