Il 9 gennaio 2008 a Cagliari infuriava la bufera: nel tardo pomeriggio attraccava la prima nave dei rifiuti proveniente dalla Campania. Era stata una scelta determinata dall’emergenza e l’allora ministro degli Interni Giuliano Amato aveva chiesto la disponibilità delle regioni. Avevano risposto in undici e la Sardegna fu, in quel caso, capofila. Non risposero all’appello del Ministro la Lombardia e il Veneto in quanto consideravano la Campania una sorta di sud del mondo e, al massimo, si poteva aiutarli a casa loro. A Cagliari, invece, un centinaio di attivisti dei partiti indipendentisti rallentarono per alcune ore l’avvicinamento del traghetto carico di rifiuti e, una volta che la nave riuscì ad arrivare in porto, ci fu l’ordine di “caricare” i manifestanti. Gavino Sale, uno dei leader della rivolta, fu fatto salire con una certa ruvidezza su un mezzo cellulare della polizia. Ci fu anche chi, come l’allora deputato Mauro Pili, si presentò davanti all’attracco del portellone della nave con in mano il tesserino da parlamentare. Non ci fu nulla da fare. I blindati si schierarono sulla banchina per creare un corridoio protetto dove sarebbero passati i 24 camion carichi di spazzatura. Sono passati undici anni e il problema della spazzatura, pur cambiando città e fauna politica, in questo paese riaffiora senza che nessuno abbia una soluzione. Tutti si presentano con formule più o meno magiche ma, in fin dei conti, la mondezza è lì, che ci guarda. A Cagliari, in questi ultimi mesi è partita la raccolta differenziata in moltissimi quartieri e per tutte le spiegazioni, calendari, orari c’è un’apposita applicazione che si può tranquillamente scaricare su qualsiasi smartphone. Mi è piaciuto il nome “Aligapp” dove aliga, da queste parti, significa “mondezza”. La sostenibile leggerezza dell’app non potrà però risolvere definitivamente il problema. Però ci prova.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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