La radio è passione pura, è quella cosa che ti permette di fare molte cose senza l’obbligo di doverla guardare. La radio è stata la colonna sonora di moltissimi della mia generazione e grazie alla modulazione di frequenza (FM) abbiamo conosciuto mondi musicalmente lontanissimi. Il 9 gennaio è un giorno speciale: nasce, nel 1928 Domenico Modugno, nel 1941 Joan Baez, nel 1944 Jmmy Page, chitarrista dei Led Zeppelin, nel 1967 Dave Matthwes (chitarrista e cantante della Dave Matthwes Band) e, buon ultima, Anna Tatangelo che oggi compie – appena – 31 anni. La macchina del tempo però ritorna ad un’altra storia accaduta il 9 gennaio del 1979 e che ha come protagonista una radio: Radio Città Futura. Per chi è troppo piccolo (per esempio, la Tatangelo) non può assolutamente ricordare quello strano e turbolentissimo periodo. Radio Città futura, finanziata dal Partito di Unità proletaria e da Avanguardia Operaia era, insieme a radio Alice a Bologna, un’anima del movimento nato nel 77 e del movimento rilanciava gli ideali. Il fondatore della Radio Renzo Rossellini fu coinvolto nelle indagini sul sequestro di Aldo Moro perché si sostenne che Radio Città Futura dette l’annuncio del sequestro mezz’ora prima che questo avvenisse. La storia è piuttosto contorta e non si è giunti a nessuna verità e anche in questo caso – come tutto ciò che adombra il sequestro e l’omicidio del presidente della Democrazia Cristiana – permangono diversi dubbi e misteri. Rossellini si difese affermando che quel giorno era la presentazione del governo Andreotti, con l’astensione – in Parlamento – (per la prima volta della storia) del Partito Comunista Italiano guidato da Enrico Berlnuger e ci si doveva attendere un’azione brigatista anche eclatante per quello che le brigate rosse vivevano come un vero e proprio tradimento nei confronti della classe operaia. Erano, dunque, errori di “comprensione” da parte di qualche ascoltatore. La radio, però, era monitorata quotidianamente dal Ministero dell’interno e tutta la sua programmazione registrata. Eppure, incredibilmente, quando si trattò di presentare in Tribunale le bobine registrate il 16 marzo 1978 queste risultarono monche e mancavano, proprio di Radio Città Futura, i dieci minuti precedenti la strage di Via Fani. Il 9 gennaio del 1979 (ecco perché ci occupiamo di Radio Città Futura) un commando dei NAR guidato da Giusva Fioravanti irruppe negli studi della radio durante la registrazione della trasmissione femminista Radio Donna, dando fuoco ai locali e sparando alle conduttrici. Cinque di esse furono gravemente ferite. Fioravanti, insieme a Francesca Mambro, fu condannato all’ergastolo per la strage di Bologna, avvenuta il 2 agosto del 1980. Pochi ricordano questi fatti. Personalmente il 9 gennaio del 1979 mi trovavo nella piccola radio libera di Alghero (Teleradio Alghero 101) e venimmo a sapere dell’attentato grazie ad alcuni amici romani. Ricordo lo sgomento, la paura. Molti di noi volevano abbandonare ma non era assolutamente il caso. Passarono dei minuti dentro un muto silenzio poi la mia voce cominciò a gracchiare: “I fascisti non vinceranno” dissi perentoriamente. E mandai un pezzo di Claudio Lolli. Quelli erano i tempi, molto meno molli degli attuali. Ma ognuno ha la sua strada e ognuno ha la sua radio che rimane l’unico mezzo incredibilmente libero e che ti permette di fare qualsiasi altra cosa, immaginando tutto.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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