Per me Barbara De Rossi rimarrà sempre Titti Pecci Scialoia, la giovane marchesa eroinomane che si innamora (ricambiata) dell’algido commissario Cattani, magistralmente interpretato da Michele Placido nella serie di maggior successo della Rai degli anni ottanta “La Piovra”. Barbara compie oggi 58 anni e nel farle gli auguri provo a spiegare perché, ad un certo punto della mia vita, Barbara era diventata un’icona. Dobbiamo ritornare un attimo indietro, al film di Alberto Lattuada “la cicala” (il film è del 1980, quando lei era poco più che ventenne) dove, insieme ad una bravissima Virna Lisi, c’era una debuttante conturbante: Clio Goldsmith, che pareva una ragazzina ed invece era tre anni più grande di Barbara De Rossi. Clio era la protagonista del film, era lei “la cicala”, una zingarella orfana di entrambi i genitori e additata da tutto il paese come una ragazza “facile”. Barbara De Rossi interpreta Valeria, la figlia di Virna Lisi (Wilma) e prova ad essere sensuale. Dico prova perché, di fatto, non ci riesce e probabilmente non c’è mai riuscita. Barbara De Rossi è sempre stata, per me, l’icona della malinconia. A rafforzare questa fama di “femme fatale” ci pensa il ruolo di Titti Pecci Scialoia nello sceneggiato la Piovra, dove Barbara riesce ad interpretare magistralmente quel ruolo triste, melanconico, suadente ma infelice, sempre pronta a nascondersi nei suoi silenzi e nelle sue lacrime. Ha poi interpretato altri ruoli ma non ha mai perduto quel bellissimo sguardo nostalgico che raccoglie un’infinita solitudine. Auguri Barbara, alla luce dei tuoi momenti in bianco e nero, all’intensità di quel volto che riesce ad essere avvolto da una mirabile “saudade”.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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