L’idea di discendere dalle scimmie, ancora oggi, disturba il sonno di molti. Alcuni li capisco anche. Quanto la scuola, la politica, il mondo della cultura, siano responsabili per la persistenza del creazionismo militante, è tema spinoso che non provo neanche a sfiorare. Dico solo che come tema è collegato al dissesto idrogeologico, al successo dei cartomanti e alle polemiche ogni volta che scatta l’allerta meteo (che è sempre o troppo blando o troppo rigido). Per questa difficoltà a parlare di scienza e di fenomeni naturali, che in alcuni casi estremi possono provocare accuse id blasfemia, vale la pena ricordare, oggi, un episodio avvenuto esattamente 152 anni fa, il giorno 8 febbraio 1865.
Quel giorno un monaco agostiniano, appassionato di scienza, offriva al mondo per la prima volta il succo di anni di ricerca ed esperimenti. Studiando la riproduzione di alcune specie di piante, in particolare di alcune varietà di piselli, egli era giunto alla conclusione che vi fosse una regolarità riguardante la comunicazione di certe informazioni biologiche tra ogni generazione e quella successiva. Il nome del monaco era Gregor Mendel.
Il suo lavoro non poteva essere preso in considerazione da Lamarck, le cui teorie sulla trasmissione dei caratteri acquisiti risalivano a più di mezzo secolo addietro. Ma lo stesso Darwin, che con Lamarck condivideva l’idea di una pressione-selezione ambientale in grado di forgiare nuove specie, e che era contemporaneo di Mendel, non ebbe modo di confrontarsi con le teorie di quest’ultimo, che dovettero aspettare il Novecento per essere apprezzate in tutta la loro importanza.
Chissà però se e come Darwin sarebbe riuscito a infilare le idee rivoluzionarie di Mendel all’interno del suo disegno. Resistenze di matrice religiosa infatti, lo avevano costretto a glissare per non dover dire espressamente che le specie appaiono e scompaiono in modo naturale, rendendo superflua la mano di Dio. È curioso pensare che Mendel, al contrario, poté dedicarsi ai suoi studi proprio perché monaco, dal momento che gli Agostiniani quasi privilegiavano l’impegno scientifico alla preghiera, e che anzi lo studio stesso era considerato preghiera.
Mendel non formulò in modo completo i suoi risultati in termini di “scoperta dei geni”, ma gettò su questi i luce a sufficienza, stabilendo che i caratteri dei figli sono determinati da qualcosa che i genitori contengono (e altri individui no). Bisognerà aspettare il 1906 e William Bateson (il padre di Gregory), per sentire usare la parola “genetica”.
Quello che è certo è che, dagli inizi del Novecento in poi, il contributo di questi tre grandi nomi, Lamarck, Darwin, Mendel, verrà progressivamente armonizzato e unificato alla luce di scoperte sempre più precise sulle cellule e il loro contenuto. A conforto per la persistenza, fino a oggi, di certo bigottismo antiscientifico, riporto una frase pronunciata da un altro scienziato dell’epoca, Thomas Huxley, in polemica con un creazionista che rifiutava l’evoluzionismo darwiniano: «Preferisco discendere da una scimmia che da un uomo di cultura che ha prostituito il sapere e l’eloquenza al servizio del pregiudizio e della falsità».
Nacqui dopopranzo, un martedì. Dovevo chiamarmi Sonia (non c’erano ecografi) o Mirko. Mi chiamo Luca. Dubito che, fossi femmina, mi chiamerei Sonia. A otto anni è successo qualcosa. Quando racconto dico sempre: “quando avevo otto anni”, come se prima fossi in letargo. Sono cresciuto in riva a mare, campagna e zona urbana. Sono un rivista. Ho studiato un po’ Filosofia, un po’ Paesaggio, un po’ Nuvole. Ho letto qualche libro, scritto e fatto qualche cazzata. Ora sto su Sardegnablogger. Appunto.
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