70 anni dopo la partenza
Ci sono immagini che meglio di mille racconti possono evidenziare la sintesi del lento trascorrere del tempo, il suo parziale epilogo. Ci sono immagini che, a prima vista, possono sembrare esageratamente imbarazzanti se colte in sé e per sé, slegate da ogni altro contenuto del vivere che non sia altro che la loro stretta contingenza ma che – poste in altra prospettiva – sono capaci di cogliere l’essenza. Come le belle metafore: questa, nel video, è una di quelle.
Ché le speranze, le aspettative, le gioiose aperture verso il futuro che i partigiani nutrivano con la loro fatica, il pericolo della loro vita, il sangue, le vite spese, e spesso tragicamente appese, per gli stessi auspici, le stesse illusioni, possono essere riportate ad un nastro di partenza di una gara.
Ché la posta in gioco, in quella gara, è stato molto più di ciò che qualsiasi coppa può contenere: la libertà e la realizzazione concreta, fattuale, dei diritti civili, politici e sociali di un popolo. L’idea di poter respirare ciò che per oltre un nero ventennio sono stati solo ideali custoditi e alimentati generosamente nella mente e nell’animo, e condivisi in azione con fratelli di lotta.
Ci sono immagini che oltre il racconto della partenza svelano anche la dimensione del viaggio. E non è breve, questo viaggio. Ché 70 anni non sono i 100 di Gabriel Garcia Marquez (anche se, a volte, l’Italia ci assomiglia a Macondo), ma neanche il tempo di Ulisse. Un tempo giusto, direi, per meditare serenamente sulla capacità di questo popolo auto-liberatosi dai nazisti e dai loro servi fascisti di correre per tagliare il traguardo di quelle speranze, di tutte le aspettative e dolorosi sogni che chiunque ancora può leggere in quella tremenda raccolta di lettere che molti partigiani scrissero prima di venire uccisi. Uccisi dopo essere, quasi sempre, stati torturati.
Scritte col sangue, le lettere, come quella di Antonio Fossati:”Il giorno 31 mi hanno fatto la prima tortura ed è questo mi hanno strappato le ciglia e le sopracciglia. Il giorno 1 la seconda tortura, mi hanno strappato le unghia delle mani e dei piedi e mi hanno messo al sole che no puoi immaginare, ma portavo pazienza e dalla mia bocca non usciva parola di lamento. Il giorno 2 mi hanno messo ai piedi delle candele accese e mi trovai legato su una sedia, mi sono venuti tutti i capelli grigi ma non ho parlato ed è passato. Il giorno 4 fui portato in una sala dove c’era un tavolo sul quale mi hanno teso un laccio al collo per dieci minuti la corrente. Cara Anna devi perdonarmi sii forte a sopportare questo orrendo delitto e fatti coraggio, avrai il tuo amore fucilato alla schiena”.
Quanto sangue è stato versato per conquistare quella libertà. Quanto siamo stati lontani dai 30.000 partigiani caduti o giustiziati in Italia, dai quasi 10.000 deportati e uccisi a Mauthasen, Bochenwald, Asuschwitz e Flossemburg. E quanto siamo stati lontani, in tutti questi 70 anni, dal respiro di speranza che albergava in quelle donne e in quegli uomini. Lontano, mille miglia lontano, è stato il popolo italiano. Capace anche di stuprarle, le parole libertà e popolo, fondendole in un brand di successo ventennale di un venditore di pentole a cui la sorte e la nostra cecità ha consentito l’accumulo di troppo potere e troppa ricchezza insieme.
Quanto siamo stati invece capaci di costruire altro di molto, troppo, distanze da quelle ragioni utopiche che solo il combattere rischiando davvero qualcosa (dove il qualcosa è ciò che più di supremo e importante la vita segna) determina e impone. Quanto siamo ridicoli, ora, a distanza di 70 anni da quelle fatiche, quell’impegno, quella moralità, quel dolore investito per il futuro di tutti.
Quanto siamo ridicoli ora, con il culo scoperto, senza neanche un costume di facciata a coprire le bassezze della nostra infame e abissale distanza da quegli ideali; ansimanti e tutti intenti a stuprare la Carta Costituzionale, che quegli ideali ha tradotto in norma. Con il culo scoperto: il nostro ridicolo traguardo.
Buon 25 aprile a tutti.
http://video.repubblica.it/sport/sydney-il-fantino-rompe-i-pantaloni-imbarazzo-al-traguardo/198872/197914?fb_action_ids=10205430621878382&fb_action_types=og.shares
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