Il 7 settembre del 1953 Nikita Krusciov diventa il primo segretario del Partito comunista dell’Unione sovietica, chiudendo non solo formalmente la lunga parentesi staliniana. Resterà in carica per 11 anni, prima che una congiura interna al Cremlino portasse al potere Leonid Brezhnev, Se si volesse individuare un padre della politica della glasnost interpretata trent’anni dopo da Mikhail Gorbachov, certamente quel padre può essere considerato Krusciov. Contadino poco istruito e dotato di una scolarizzazione neppure elementare, da capo dell’Urss fu in grado di offrire un’immagine rassicurante del colosso sovietico denunciando, nel 1956, i crimini del suo predecessore Stalin. Fu, nel 1959, anche il primo leader russo a recarsi negli Stati Uniti in visita ufficiale e ad ospitare a Mosca uno statista americano, segnatamente il vicepresidente americano Richard Nixon. Celebre resta la scarpa battuta con rabbia sui banchi dell’Onu, quando nel 1960 un delegato filippino accusò di imperialismo anche l’Unione sovietica. Su questi spiragli di apertura gravano però l’invasione dell’Ungheria e la repressione violenta della rivolta, nel 1956, nonché l’autorizzazione alla costruzione del Muro di Berlino, cinque anni dopo. Allontanato dal potere nel 1964 per le sue eccessive simpatie per l’Occidente, morì nel 1971 e gli vennero negati dalle autorità i funerali di Stato.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo e-book "Cosa conta".
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