(…) La proprietà privata è stata accompagnata da un’unica ideologia dominante, dall’affermazione di una leadership personale incontrollata, dal disprezzo dei diritti umani e dall’idea, diffusa con la propaganda, che è necessario subordinare gli interessi individuali a quelli dello stato.
A. Politkovskaya
Se inseriti tra le scene un film, gli ultimi momenti di vita di Anna Politkovskaya potrebbero essere raccontati con l’utilizzo del montaggio alternato. Nella sera del 7 Ottobre 2006 Anna fa rientro a casa dopo una tappa al supermercato e una giornata di lavoro presso il periodico Novaja Gazeta, per il quale scrive dal 1999. A non molti chilometri di distanza, Vladimir Putin festeggia il suo 54esimo compleanno. Anna preme il bottone dell’ascensore che deve riportarla nel suo appartamento. Entra carica con le buste della sua spesa, forse non bada troppo al fatto che l’ascensore non è vuoto. O forse, sì. Ha subito più volte attentati alla sua vita, l’ultimo nel 2004. A non molti chilometri di distanza, probabilmente, nelle stanze del Cremlino tintinnano calici di champagne. A uscire da quell’ascensore non è Anna, ma un uomo che nel 2014 verrà condannato all’ergastolo per omicidio, Rustam Makhmudov. Anna è ancora dentro, stesa a terra, la sua spesa sparsa accanto al corpo. Uccisa da quattro colpi di pistola. Uno l’ha colpita alla testa. Il mandante del delitto non verrà mai identificato.
Anna Politkovskaya era conosciuta, ammirata e ugualmente odiata per i suoi scritti sulla Cecenia e gli attacchi diretti contro la Russia di Putin. In un mondo dove i giornalisti frequentano i salotti del potere, Anna così scriveva di sé in uno scritto pubblicato da Internazionale, il settimanale che spesso ha pubblicato i suoi articoli:
Sono una reietta. È questo il risultato principale del mio lavoro di giornalista in Cecenia e della pubblicazione all’estero dei miei libri sulla vita in Russia e sul conflitto ceceno. A Mosca non mi invitano alle conferenze stampa né alle iniziative in cui è prevista la partecipazione di funzionari del Cremlino: gli organizzatori non vogliono essere sospettati di avere delle simpatie per me.
Nelle parole della giornalista si trovano il coraggio e insieme la paura, gli elementi che inevitabilmente accompagnano chi decide di intraprendere il mestiere di giornalista indipendente in Russia, paese che “Freedom House” colloca tra i “Not Free” (Non liberi) in materia di libertà di stampa; un altro istituto, “Reporters without borders”, la colloca al 152esimo posto per il 2014, con una perdita di quattro posizioni. Potevo scegliere altri argomenti per quest’agenda quotidiana. In questo giorno, ad esempio, nel 1981 Hosni Mubarak sostituiva Anwar al-Sadat alla guida dell’Egitto; nel 1985 un commando del Fronte per la Liberazione della Palestina dirottava l’Achille Lauro; nel 2001 gli Stati Uniti attaccavano l’Afghanistan. Probabilmente, avrei impiegato metà del tempo. Ma ho pensato che sfruttare la scrittura di questo breve pezzo potesse essere occasione per conoscere qualcosa di una storia che conoscevo meno. Così ho deciso,e mi è piaciuto,oggi,per due ore, conoscere meglio Anna.
PS: “Reporters without borders” dipinge il 2014 come un anno nero per la libertà di stampa in tutto il mondo, Europa compresa. L’Italia (73esima) perde ben 24 posizioni. Così si legge: “Il 2014 è stato un anno difficile per i giornalisti, contro i quali il numero delle minacce della mafia e le querele ingiustificate è balzato alle stelle”.
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