Non so se sono capace di recitare. Ho dentro di me tante figure, tante donne, duemila donne. Ho solo bisogno di incontrarle. Devon essere vere, ecco tutto.
Pina in Roma città aperta, Elide la fruttivendola in Campo de’ Fiori, donna Gioconda in Abbasso la ricchezza, Maddalena Cecconi in Bellissima: alcune delle donne di Anna Magnani. Lei che fu abbandonata da una donna, sua madre, e adottata da altre cinque, sue zie: Dora, Maria, Rina, Olga, Italia, e da tutta una città, la sua Roma; lei che, venuta su senza un uomo che le facesse da padre, fu voluta da molti altri: Visconti, Pasolini, Monicelli e Rossellini, che le rinnovò il dolore dell’abbandono lasciandola per la Bergman. E quando anche per il figlio Luca il destino deciderà per una vita senza un padre, Anna gli darà il suo cognome, come la madre partita per l’Egitto aveva fatto con lei. Tante donne e un solo luogo: Roma. Sarà anche per colpa di Roma,forse, che quell’Oscar avuto nel 1956 per La Rosa Tatuata in cui Anna è catapultata in America a fianco di Burt Lancaster, non mi ha mai convinta del tutto.
Meglio con Totò a cercare di salvare un capodanno triste in Risate di gioia; meglio litigare con Pasolini e decidere di farsi chiamare col nome della sua città per interpretare una prostituta, Mamma Roma. Meglio decidere di girare sempre meno e regalare l’ultimo sorriso alla cinepresa di Federico Fellini nel 1972, un’ultima volta ancora, nel segno di Roma.
http://http://youtu.be/d3jQdZrnaj0
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