Aidomaggiore una veduta dell'abitato
Sotto l’altopiano di Abbasanta c’è un piccolo centro recintato da boschi verdissimi, il cui nome prende spunto dalla sua posizione geografica. Aidomaggiore significa infatti “guado maggiore”, ovvero unico passaggio tra l’altopiano ghilarzese e il Barigadu. Il 1925 è appena iniziato e una bimba di 12 anni, Vanda, sta rientrando a casa. La ricostruzione delle sue ultime ore di vita si ferma lì, alle testimonianze di chi l’ha incontrata e salutata quel giorno. Poi il nulla.
Un po’ come nei film di Alejandro González Iñárritu la vicenda procede attraverso blocchi narrativi paralleli che solo alla fine andranno a confluire su un unico personaggio. Da una parte la storia d’amore tra Giuanne Serra podestà del paese e uomo ricchissimo che, ormai quasi sessantenne, si invaghisce di una maestra ventenne, Amalia Porrà, e la sposa. Dall’altra la storia d’amore tra il prete del paese Giovanni Spanu e la sua amante, fervida donna di chiesa, Peppa Rosa Zìulu che vorrebbero partire in America e sposarsi, ma l’esigua disponibilità economica dei due non lo permette. A dividere, ma anche unire, il destino di queste storie c’è lei: Vanda Serra. È lei la materializzazione di quell’amore della prima storia. È lei la gallina dalle uova d’oro il cui riscatto potrebbe consentire la partenza in America ai protagonisti della seconda storia.
Vanda viene rapita proprio la sera del 7 gennaio, mentre fa ritorno a casa. Un rapimento che sconvolge l’intero paese e alle cui ricerche partecipa tutta la comunità. Ogni casa viene setacciata, qualsiasi cantina perquisita, qualunque angolo esaminato. Restano escluse dalle indagini giusto quattro o cinque dimore perché i loro proprietari godono di una reputazione talmente irreprensibile da renderne superfluo il controllo: quella di Don Giovanni Spanu e di alcune donne di chiesa, per esempio. Ma poi qualcuno decide che debbano essere controllate anche quelle ed è lì, nel sottoscala di Peppa Rosa Zìulu, che viene ritrovato il cadavere mutilato della piccola Vanda.
Lo scrittore Costantinu Cadone ha provato a raccontare i fatti, coi pochi elementi che conosceva, riferendo che il prete e l’amante cercarono di strangolare la bambina, invano perché lei si dimenava troppo. Rinunciarono quindi a strozzarla, ma non a ucciderla. Ricorsero a un’accetta e mentre Don Giovanni la teneva ferma, Peppa Rosa la colpiva tre volte. Violentemente e mortalmente.
Il 19 marzo del 1926 i due sono stati condannati all’ergastolo.
Dopo i fiori e lo sgomento di un intero paese su quel corpo, squartato da tre colpi d’accetta, rimangono poche cose: una lapide e le parole di Costantinu Cadone
Wanda Serra no est mai imentigada Ca est sempre presente cuddu visu Godende in su santu paradisu In corte celeste incoronada. Sos martirios e penas chi has sufertu Lu godis in su ghelu cussu est certu.
La piccola Romina nasce nel '67 e cresce in una famiglia normale. Riceve tutti i sacramenti, tranne matrimonio ed estrema unzione, e conclude gli studi facendo contenti mamma e papà. Dopo la laurea conduce una vita da randagia, soggiorna più o meno stabilmente in varie città, prima di trasferirsi definitivamente ad Olbia e fare l’insegnante di italiano e storia in una scuola superiore. Ma resta randagia inside. Ed è forse per questo che viene reclutata nella Redazione di Sardegnablogger.
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