“Non basta una parola sola per spiegare la vita di un uomo”. Dietro questa frase c’è tutta la filosofia di Orson Welles nato il 6 maggio del 1915. Un uomo che aveva una “visione” e che, per molti aspetti viveva dentro una genialità che ha cambiato, per sempre il modo di “fare” radio e di fare” i film. Nel 1938 inventa la “guerra dei mondi” e fa credere a milioni di americani, che ascoltavano il programma alla radio di un imminente uno sbarco di marziani. Nel 1941 gira “Quarto potere” considerato il punto di partenza del cinema moderno. E’ un film sul potere, sui giochi di potere, su come all’interno del caleidoscopio della vita le persone riescano a raccontare la storia di un protagonista e raccontarla con spigolature diverse. E’ il gioco della vita, del sogno americano, del riuscire a poter acquistare tutto con i soldi. C’è un momento nel film in cui un maggiordomo tenta di vendere per mille dollari la sua storia al giornalista che, dopo aver ascoltato attentamente, decide di non accettare. Il ruolo della stampa, della libertà di stampa, della possibilità di riuscire a narrare le storie perché hanno un senso sociale. Welles, da buon visionario ci racconta, come sottolineava Jorge Luis Borges, un giallo metafisico, un’ indagine all’interno dell’uomo attraverso gli occhi degli altri. Come dire: lo specchio dell’esistenza. Se vi capita, riguardate quarto potere; capirete Fellini, Antonioni, Monicelli, De Sica e capirete anche Tarantino e Almodovar. Tutti giocano con gli specchi alla ricerca delle storie.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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