Di Maria Dore
Il 5 luglio Anna Frank ha ritirato la sua pagella di scuola. Confessa al suo diario iniziato da poco meno di un mese della sua insufficienza in algebra. Ma l’argomento della scuola non è quello più importante, né per lei, né per i suoi genitori. Il padre Otto l’ha avvertita da qualche giorno: bisogna fuggire prima che i tedeschi arrivino. Il giorno 6 luglio- così come quello seguente- non compare nel “Diario”. È quello dell’arrivo e della sistemazione nell’alloggio segreto, quello in cui Anna riempie un piccolo zaino senza avere il tempo di pensare a cosa sia utile davvero: un diario, un pettine, l’arricciacapelli, libri, vecchie lettere. Lo stomaco è chiuso, nessuno ha voglia di mangiare. Ma la notte prima della fuga, scrive Anna, stranamente, c’è stato un sonno profondo. La giornata arriva con la pioggia, ma non c’è una temperatura tale che giustifichi il modo con cui l’intera famiglia lascia l’abitazione. Anna ha indosso due camicie, due giacche e uno scialle, tre pantaloni e una sottana: impensabile per degli ebrei aggirarsi con grossi bagagli. Le prime ore dall’arrivo in una nuova casa sono faticose: spostare, gettare, ripulire. Ancora di più se la “bella dimora segreta”, come Anna la chiama, non è altro che un rifugio dalla morte che aspetta lì fuori. Pare sentirla la morte Anna, e volerla scacciare quando scrive, finita la sistemazione e ripreso l’amato diario, l’8 luglio:
Cara Kitty, da domenica mattina a oggi sembra che siano passati degli anni. Sono avvenute tante cose da far credere che il mondo si sia capovolto. Ma, Kitty, vedi bene che vivo ancora, e questo è ciò che conta, dice papà.
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