Noi siamo gente che parla di ponti ma non li costruisce. Ci sono ancora cartoline degli anni sessanta che raffigurano l’idea di un ponte tra Reggio Calabria e Messina e nel corso degli anni ci sono stati politici che hanno scommesso su quel ponte naufragandovi miseramente. Ad un certo punto sembrava fatta. Silvio Berlusconi, il 6 giugno del 2002, insieme al Ministro delle Infrastrutture Lunardi, annunciava “urbi et orbi” il via alla costruzione del ponte sullo stretto di Messina con posa della prima pietra nel 2004 e il completamento dopo circa 6 o sette anni. Il costo si sarebbe aggirato sui 4,5 miliardi di euro ma metà dei capitali sarebbero stati privati. Festeggiamo, proprio oggi, il non compleanno di un ponte che non c’è e questi quindici anni sono serviti a discutere, disegnare, ridisegnare, lanciare, rilanciare, correggere, ribattere e non fare assolutamente nulla di ciò che era stato annunciato. Sarebbe stato un ponte da primati: lungo 3360 metri e 97 mila tonnellate di peso con una struttura da due torri a quattro pilastri di quasi 400 metri. Un sogno quasi americano che non si è mai avverato. C’è una società concessionaria che dal 1981 (avete letto bene, dal 1981) al 2013 ha avuto, grazie alla Legge 1158/71 il mandato per la progettazione, realizzazione e gestione dell’opera. Dicono che il progetto sia stato anche appaltato ma non vi è mai stata da parte del parlamento l’approvazione definitiva e nel marzo 2013, non essendovi stato nessun accordo, il contratto di appalto ha perso la sua efficacia. Tutto sbagliato, tutto da rifare. Sono stato sia a Messina che a Reggio Calabria. Da entrambe le sponde continuano a vendere le cartoline di un ponte che, probabilmente in un paese con troppi muri e con qualche problema di mafia, non riuscirà mai a vedere la luce.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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