Il 6 gennaio del 1993 lasciano questo mondo Rudolf Nureyev e Dizzy Gillespie.Ma muore anche Giulia Occhini, la cosiddetta Dama bianca.Avrei potuto scrivere la mia modesta agenda sul più grande ballerino del Novecento – così dicono, non m’intendo di danza – o sull’asso del jazz, se non fosse che la mia curiosità è stata attratta dal coccodrillo che sulla Dama bianca scrisse, il giorno dopo, un peso massimo del nostro giornalismo quale è stato Giulio Nascimbeni.Nascimbeni era un uomo di cultura, biografo di Montale e amico personale di Simenon e Moravia. E il caso della Dama bianca era un fatto culturale, nel senso che la sua storia rivelava la natura di un Paese bigotto qual era l’Italia degli anni Cinquanta.Ma sarà bene spiegare ai più giovani chi sia stata Giulia Occhini, posto che anche io di questa storia ho sentito e letto solo racconti.Giulia Occhini fu amante e poi moglie di Fausto Coppi, il più grande campione di ciclismo che l’Italia abbia mai avuto.Solo che sia Coppi che la Occhini erano sposati. Lei, tra l’altro, con un medico che del Campionissimo era tifoso sfegatato, tanto che fu proprio il marito a farle conoscere Coppi.Questo divampare di incontrollabili passioni, incontrollabili anche per l’attenzione mediatica rivolta a Coppi, fu uno degli scandali più clamorosi di quel decennio, su cui i giornali si avventarono con famelica energia facendo del caso carne di porco. Fin dal momento in cui lei venne individuata su una tribuna di Lugano, da sola, mentre Coppi vinceva il campionato del mondo. Era il 1954.I cronisti la notarono e capirono la tresca. Indossava un montgomery bianco e da quel momento fu per tutti la Dama bianca, anche se era solita vestire di scuro.Non era come oggi, non si poteva risolvere tutto con una marca da bollo da sedici euro e un divorzio in Comune. No, allora esisteva il reato di adulterio e sia Coppi che la Occhini finirono processati e condannati al carcere, sia pure con la condizionale.Ma lei, in attesa del processo, un paio di notti in gattabuia le trascorse davvero.Nascimbeni nel suo pezzo racconta con grande trasporto questa vicenda, soffermandosi anche sul giudice bacchettone che, con parole grondanti retorica, richiamò Coppi alla moralità durante l’udienza decisiva.Coppi e la Occhini ebbero poi un figlio, Faustino, nato in Argentina per sottrarlo alla morbosa curiosità dell’opinione pubblica che vedeva in lui il figlio del peccato.Poi Coppi morì, nel 1960. E con lui quella storia così forte e contrastata.Giulia Occhini si spense dopo quasi due anni di coma trascorsi all’ospedale di Novi Ligure: era rimasta gravemente ferita in un incidente stradale e non aveva più ripreso conoscenza.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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