Io non so ballare e non m’intendo di danza. Ma da Rudolf Nureyev si poteva rimanere affascinati anche senza sapere nulla di danza, perché era difficile non appassionarsi alle sue vicende umane seguendo la sua fitta biografia. Nureyev non fu solo un formidabile artista, a detta di chi se ne intende (ripeto, non sono tra questi) il più grande ballerino del XX secolo. Fu soprattutto una figura che visse completamente, da protagonista, i fatti più importanti del suo tempo. Nato in un luogo sperduto della Siberia nel 1938, figlio di un militare dell’Armata Rossa, dal grande impero sovietico ebbe fortuna e dannazione. Fortuna perché in Russia i ballerini classici godevano di grande considerazione, il che permise a Nureyev di rivelare il proprio talento anche ad un’età relativamente avanzata, essendo registrate le sue prime esibizioni a diciassette anni compiuti. Ma l’Urss non poteva tollerare il suo desiderio di mondo, specie quando le sue performance iniziavano ad essere reclamate dai teatri più prestigiosi del pianeta. Perciò visse da esule per quasi tutta la vita, dacché uno capriccioso e insofferente alle regole com’era lui non poteva certo accettare le limitazioni del socialismo reale. Lo Stato che adorava la danza poté dunque ammirare la sua inesorabile crescita artistica e i suoi trionfi solo attraverso quel poco che i mezzi di comunicazione comunisti concedevano. Nureyev rivide Mosca nel 1987, quando la glasnost di Gorbachov aveva ormai infranto la cortina di ferro: fu lo stesso capo del Cremlino a concedere il permesso per il suo rientro, venticinque anni dopo la sua ultima volta in Russia. Ma a quel punto la sorte di Nureyev era già segnata, per quanto lui cercasse di nasconderla: l’Aids, contratto una decina d’anni prima, lo spense in una clinica di Parigi, il 6 gennaio del 1993.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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