Tre punti, tre linee, tre punti. Chi ha fatto il boy scout o ha letto il manuale delle giovani marmotte sa di cosa stiamo parlando: l’alfabeto Morse. La prima cosa che si insegnava ai lupetti e ai giovani esploratori era proprio come comprendere il codice dei punti e delle linee. Quando il capo con il fischietto emetteva un fischio breve, poi uno lungo e infine un altro breve era l’adunata generale: il codice ci diceva che quello strano rumore era una erre e quindi significava “Reparto”. Linea punto linea punto era la chiamata per i capi squadriglia e tre fischi brevi rappresentavano la lettera esse che stava per silenzio. Il codice fu inventato il 6 gennaio del 1838 da Samuel Morse che, oltre ad essere inventore, fu anche un pittore e uno storico statunitense. L’alfabeto Morse fu utilizzato nelle linee telegrafiche e il primo messaggio in codice che fu battuto era una citazione della Bibbia che recitava: “Cosa Dio ha creato”. Fu, per quegli anni,un’invenzione potentissima paragonabile al moderno telefono cellulare. Permetteva di raggiungere in pochissimi attimi, attraverso i fili del telegrafo, diverse città e la prima linea fu quella che congiungeva Washington a Baltimora. Poi arrivò Meucci e il telegrafo cominciò ad essere dimenticato. La prosa divenne poesia. Imparai quel codice a memoria perché era una delle specialità del giovane esploratore: quella del telegrafista. Capisco che detta così sembra davvero qualcosa di ampiamente superato ma io amavo quelle linee e quei punti e amavo la possibilità che ci si potesse esprimere in quel modo. Un altro mondo. Tre punti tre linee tre punti era la richiesta d’aiuto. Significava SOS. Oggi, forse, sarebbe ancora valido e, probabilmente, ci si limiterebbe a scrivere solo cose essenziali.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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