Per un quarto d’ora abbondante, la mattina di quel 6 dicembre del 1990, il 24 enne tenente Bruno Viviani riferì alle torri di controllo di vari aeroporti dell’avaria tecnica accusata dal suo jet militare Aermacchi, partito poco dopo le nove del mattino dallo scalo Verona.Villafranca. Un motore che andava a singhiozzo e ogni tanto si spegneva, spiegò il pilota, ma un’emergenza che pareva poter essere fronteggiata senza troppe preoccupazioni, a a giudicare dalle parole trascritte negli atti del processo. Invece andò diversamente. L’Aermacchi, ormai ingovernabile, venne abbandonato al suo destino da Viviani, che si lanciò col paracadute senza poter dirigere il velivolo su una zona disabitata, come la torre gli aveva ordinato. Il Jet precipitò su Casalecchio di Reno, centro industriale del bolognese, centrando l’Istituto tecnico Salvemini. Dodici ragazzi della 2A rimasero uccisi, quattro sopravvissero. Questi ultimi vennero forse salvati dalla decisione dell’insegnante di farli sedere ai primi banchi, punizione per essere arrivati a scuola in ritardo: in quella porzione dell’aula le conseguenze dell’impatto furono meno devastanti ed ebbero salva la vita. Il processo finì senza colpevoli. Dopo essere stati condannati in primo grado, il pilota, il colonnello comandante lo stormo cui il jet apparteneva e il responsabile della torre di controllo vennero assolti in Appello e Cassazione, forti del patrocinio loro concesso dall’Avvocatura dello Stato. Stato che invece non difese la scuola, dato che i parenti delle vittime dovettero arrangiarsi per conto loro. Dodici morti, tutti ragazzini quindicenni, una settantina di feriti. E nessun colpevole, forse perché quel che accadde fu solo la somma di una serie di circostanze tragiche e incredibilmente sfortunate.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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