Il 6 Aprile del 1896 si aprirono ad Atene i Giochi Olimpici Moderni, dopo essere stati sospesi nel 393 d. C. da Teodosio, tornarono grazie al progetto voluto e portato avanti da Pierre de Frédy, barone di Coubertin, chiamato solitamente Pierre de Coubertin, pedagogista che credeva fortemente nei valori etici dello sport per una sana formazione dei ragazzi, nella mente e nello spirito. Si voleva promuovere lo sport non solo nei Giochi Olimpici ma come filosofia che abbracciasse uno stile di vita più sano. Ma i giochi erano rivolti ai soli uomini, per de Coubertin la partecipazione delle donne nello sport risultava “poco pratica, priva di interesse, antiestetica e scorretta”. Il loro ruolo nella società doveva essere quello di mamma per allevare giovani campioni.
In realtà poi una donna greca Stamàta Revithi, gareggiò non ufficialmente come maratoneta assieme ai colleghi maschi con qualche LEGGERISSIMA difficoltà, compresa la mancata benedizione del vecchio prete di Maratona e il divieto di entrare allo Stadio Panathinaiko e senza alcun dato ufficiale sugli effettivi tempi di gara. Ma erano altri tempi, le donne considerate docili esseri inferiori da tenere in casa, ora le cose sono cambiate e quell’uguaglianza, quello sport che unisce che deve essere un bene prezioso accessibile a tutti sono finalm… ah no aspetta! In Italia credo che il tempo si sia fermato. Parliamo di sport in generale, non solo delle Olimpiadi. Prendi una Federica Pellegrini ad esempio, quanti record, quante medaglie quanti cuori hanno palpitato mentre lei macinava in vasca e vinceva, vinceva, vinceva?
Insomma, lei però non è una professionista, il contrario di professionista è “dilettante”. /di·let·tàn·te/ sostantivo maschile e femminile 1.Chi coltiva un’arte, una disciplina o uno sport come attività marginale, per puro diletto. 2.Con valore più o meno accentuatamente limitativo, persona che dimostra scarse capacità, mancanza di esperienza, insufficiente preparazione. Lo vedo che state sollevando il sopracciglio. Meglio allora definirla sportiva non-professionista. Ma il succo non cambia poi tanto. Per essere considerati professionisti dello sport si deve appartenere a una delle seguenti federazioni – Federazione Italiana Giuoco Calcio (F.I.G.C.) – Federazione Pugilistica Italiana (F.P.I.) – Federazione Ciclistica Italiana (F.C.I.) – Federazione Motociclistica Italiana (FMI) – Federazione Italiana Golf (F.I.G.) – Federazione Italiana Pallacanestro (F.I.P.)
Non solo il Nuoto è fuori dalla élite ma anche altri sport. Un Adriano Panatta ad esempio è stato un non-professionista del tennis. Però c’è un però, il Calcio femminile pur facendo parte della FIGC, non è uno sport professionistico. “L’attività agonistica femminile di club rientra invece all’interno delle competizioni della Lega Nazionale Dilettanti, che ne organizza lo svolgimento sia a livello Nazionale (Serie A e B) attraverso il Dipartimento Calcio Femminile, sia a livello periferico, attraverso i Comitati Regionali e le Delegazioni Provinciali (Serie C e D)” (fonte sito FIGC)
Prendete la Torres Femminile (Associazione Sportiva Dilettantistica) che dal 1989 ha iniziato a crescere, ha ospitato Carolina Morace nel 1993-94 con il primo scudetto. Una squadra che può vantare 7 scudetti, 8 Coppe Italia, 7 Supercoppe Nonostante la permanenza in Serie A, che nel calcio maschile è il livello che entra a pieno titolo nel Calcio Professionistico, si è praticamente equiparata alla Serie D maschile, è rimasta dilettantistica.
Infatti dal 1986 l’organizzazione autonoma del calcio femminile e fa parte della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC) ma la sua struttura è affidata alla Lega Nazionale Dilettanti (LND)
Presidente della LND è stato Felice Belloli, lo ricordate? Durante un dibattito sui possibili finanziamenti al calcio femminile, disse: «Basta! Non si può sempre parlare di dare soldi a queste quattro lesbiche» Capite bene che non si tratta di formalizzare dei termini non c’entrano declinazioni linguistiche o quote rosa, non c’entrano le femministe agguerrite, si tratta semplicemente di dare il giusto merito a grandi atlete. Il problema più grande è riuscire a cambiare completamente delle teste rimaste all’epoca di de Coubertin.
Sparo pixel alla rinfusa, del resto sono nata sotto un palindromo (17-1-71), non potevo che essere tutto e il contrario di tutto. Su una cosa però non mi contraddico «Quando mangio, bevo acqua. Quando bevo, bevo vino» (cit. un alpino)
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