Io, quando da bambino mi portavano al circo, non pensavo che maltrattassero gli animali. Nessuno me lo avevo mai detto, nessuno ne parlava. Quando arrivava il circo, ci si andava e basta. Nell’apprendere della chiusura del circo Barnum, ho ripensato a quei momenti. E mi è venuto in mente il sorriso triste degli artisti.
In fondo, il circo è sempre stato triste. Dal bigliettaio al presentatore, dallo spacciatore di zucchero filato ai tizi che raccoglievano le merde di elefante, dagli animali tutti ai trapezisti. Per non parlare dei clown. Tutti maledettamente tristi dietro quella facciata di colori e musiche, di luci, evoluzioni e schiocchi di frusta, urla e rulli di tamburi. Vedevi numeri impressionanti e tutti, proprio tutti, finivano con il sorriso stampato del protagonista rivolto verso tutti e nessuno. Un sorriso che, solitamente, si spegneva immediatamente dopo aver voltato le spalle al pubblico.
La fine del Barnum è, in fondo, la fine di uno spettacolo che non ha più spettatori, un segno dei tempi. Decimato come l’olio di palma, bersagliato di critiche e fatto oggetto di campagne distruttive per la sua immagine, il circo come l’abbiamo sempre inteso ha fatto il suo tempo, non è riuscito (se non in casi particolari, ad esempio il Cirque du soleil) a resistere alla mutazione genetica del nostro concetto di divertimento.
Phineas Taylor Barnum è vissuto dal 1810 al 1891 ed era un gran figlio di buona donna, sebbene sia ricordato anche come filantropo. Aveva ben chiaro in mente cosa volesse la gente. Per cosa fosse disposta a pagare. Ai tempi andavano di moda i fenomeni da baraccone, i mostri, gli animali esotici e feroci, le stranezze.
Ed ecco a voi, siore e siori, la sirena delle Figi, con la testa di scimmia e la coda di pesce. A seguire, il nano “General Tom Thumb”, 102 centimetri per 32 chili di puro talento e la gigantessa Anna Haining Bates, alta 2,43 metri! E poi, udite udite, la schiava Joice Heth che fu la bambinaia di George Washington. Ha 164 anni e ci parlerà del presidente fanciullo!
Quando Joice Heth morì, si scatenò una polemica sull’età della vegliarda. Risolta da mister Barnum con un’autopsia pubblica a New York, alla quale presero parte quindicimila spettatori, ammessi dietro pagamento di cinquanta cents ciascuno. La povera Joice, in realtà, aveva un’ottantina d’anni. Questo per ribadire che razza di figlio di buona donna fosse PT Barnum.
Anni fa, insieme a un amico, spesi qualche soldo per assistere all’esibizione della donna gorilla in un luna park. Lei si chiamava Corinka, o qualcosa del genere. Inizialmente appariva giovane e carina dentro una gabbia. Poi, dopo qualche secondo di buio, riappariva qualcun altro con un costume da gorilla. Mai soldi furono spesi meglio. Ridemmo per mesi, soprattutto per l’enfasi con cui il presentatore accompagnava le varie fasi della metamorfosi. Corinka sembrava strappata dal Barnum di fine Ottocento.
Il tendone del Barnum è rimasto in piedi per 146 anni. Penso che anche il nano, la gigantessa e la schiava ultracentenaria avessero un sorriso pronto per il pubblico, pronto a spegnersi appena si chiudeva il sipario.
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