Se non ci sono più porti da chiudere, lui rinfresca l’odio dicendo che rubano. Il suo filone aurifero elettorale è stato quello dell’immigrazione, rivelatasi una miniera a cielo aperto del facile consenso politico. Oggi di barconi ne arrivano pochi perché è stato innalzato il muro libico, fatto di prigioni, torture e stupri, e se pure qualcuno scappa da quell’inferno per lui è sempre grasso che cola perché si esibisce nella parte esaltante del potere: quella del bullo che nega l’accesso ai porti. Ma come si fa a tenere oliata la macchina dell’odio verso gli immigrati, verso quelli africani in particolare, se gli sbarchi sono sporadici e la massa rischia di dimenticarti, o peggio, di ridiventare buona, specialmente con la campagna per le europee in corso? Semplice, l’uomo del Viminale rimastica il suo vecchio bolo, prende da quelli già presenti, gli immigrati residenti e i tanti divenuti cittadini italiani che pagano le tasse, e grida allo scandalo dicendo che ci portano via i soldi. Non parla dei 49 milioni che il suo partito ha sottratto alle casse dello Stato, no. Dice che gli immigrati si portano via un miliardo di euro con le “pensioni sociali”. Già, le chiama proprio così: “pensioni sociali”. E’ clamorosamente falso, ma tanto il suo fan club non se ne cura. E’ falso perché le prestazioni assistenziali, innanzitutto, sono previste dall’articolo 38 della Costituzione a favore di determinate categorie di cittadini; che abbiano raggiunto un’età minima di 66 anni e 7 mesi; che abbiano dimostrato di avere una residenza effettiva, stabile e continuativa per almeno dieci anni nel territorio italiano. Ad esempio, chi trascorre più di 30 giorni all’anno all’estero perde il diritto alla prestazione. Hanno diritto a questo trattamento i cittadini italiani, stranieri comunitari iscritti all’anagrafe del comune di residenza ed extracomunitari con permesso di soggiorno di lungo periodo. Quindi non chiunque, perché per ottenere quel tipo di permesso il cittadino straniero deve aver avuto il permesso di soggiorno valido da almeno cinque anni e deve dimostrare di disporre di un reddito minimo non inferiore all’assegno sociale annuo, e con un reddito troppo basso non si ha diritto a un permesso di soggiorno di lungo periodo. L’uomo del Viminale incrimina però una categoria specifica: gli immigrati arrivati in Italia per ricongiungimento familiare. Ma lui ignora o tace il fatto che sono proprio le regole in atto per questa categoria ad impedire il ricorso indiscriminato alla “pensione sociale”, giacché per richiedere il ricongiungimento, oltre ad avere una casa idonea, occorre avere un reddito superiore all’importo annuo della “pensione sociale”, aumentato della metà dell’importo della “pensione sociale” per ogni familiare che si vuole ricongiungere, cioè pari a 11.778 euro. Inoltre secondo una tabella dell’Inps il totale dei trattamenti assistenziali per comunitari ed extracomunitari è pari a 508 milioni di euro, la metà del miliardo dichiarato da Salvini. Non solo, l’uomo del Viminale tace su un dato: “allo stato attuale, i 2,4 milioni di occupati immigrati (10,5% del totale) versano all’Inps 10,29 miliardi di euro l’anno.” (Fondazione Leone Moressa) Ultima annotazione: quella che Salvini chiama “pensione sociale”, è dal 1996 che non si chiama più cosi, ma assegno sociale.
In questa categoria sono riuniti una serie di autori che, pur non facendo parte della redazione di Sardegna blogger collaborano, inviandoci i loro pezzi, che trovate sia sotto questa voce che sotto le altre categorie. I contributi sono molti e tutti selezionati dalla redazione e gli autori sono tutti molto, ma molto bravi.
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