Dicono che l’Auditel sia causa del calo di qualità della televisione pubblica. La ricerca spasmodica di numeri alti non può che danneggiare gli aspetti di pregio. Avviene ovunque, il consenso oceanico è tiranno soprattutto perché nella cultura sempre più si identifica con i finanziamenti. Persino in settori ormai purtroppo soltanto di nicchia, qual è il teatro. Se uno spettacolo non è rutilante, aggressivo e coinvolgente in ogni suo minuto, se c’è un intervallo di pensiero appena più articolato, problematico, tale comunque da richiedere al pubblico una riflessione meno immediata e più complessa, strutturata in una costruzione di immagini, pensieri e idee, allora quello spettacolo diventa sospetto: quanto meno deve essere “corto”, durare poco, perché sennò la gente, abituata ai ritmi televisivi, si rompe le balle. Quindi il teatro, i libri, la musica e ogni altra forma di espressione intellettuale e artistica non contribuiscono più a formare il gusto del pubblico in una tendenza verso l’alto ma si adeguano al gusto medio, formato non si sa bene da quali caotici e misteriosi elementi. Si individuano settori che tirano e li si cavalca con stile da rodeo tra gli applausi e i fischi dei cowboy. Esistono naturalmente le eccezioni, cioè un’identificazione tra alto livello artistico e alta audience. Uno dei casi in questione è la riduzione televisiva dei romanzi di Camilleri sul commissario Montalbano, che ha un grande successo popolare. La caratteristica è sempre stata quella di teatralizzare ogni puntata, affidando persino le parti minori a bravi attori capaci di creare un cameo anche con una comparsata di pochi minuti, facendo spettacolo non soltanto con azioni esplicite e rapide ma anche con espressioni del viso, esplorazione di scenografie, movimenti lenti ma tesi a uno scopo, dialoghi non sempre schematici e incalzanti ma alle volte eleganti e affascinanti nelle loro circonvoluzioni. Rinunciando cioè ai cosiddetti tempi televisivi. Insomma, la stessa differenza che c’è tra un quadro d’autore e un pannello per la parete laterale di un frigorifero, che pure se di ottimo disegno industriale troverà una sua ragione artistica soltanto quando uno o più individui lo copriranno di calamite scelte e sistemate secondo gusti personali e seguendo un inconscio percorso estetico. Constatando il presunto calo di consensi del M5S (dico presunto perché gli indizi sono ancora pochi pure se significativi) mi chiedo se i meccanismi non siano simili. Questo movimento è sostanzialmente appeso ai sondaggi: si nutre cioè dell’opinione più o meno malmostosa della “gente” senza fare molto per crearla e orientarla in un’ottica di scelta, che alla fine è base della politica. Ma l’opinione popolare non è mai univoca e quindi come è noto i 5 Stelle cercano di comprendere molti dei suoi elementi offrendo l’immagine di una casa accogliente per chi ha paura dei troppi immigrati, per chi vuole “superare le ideologie” e non considera più l’antifascismo un discrimine fondamentale, ma anche per una sinistra stanca del Pd e che però ha una concezione dell’accoglienza e del fascismo opposta rispetto a quelle precedenti; una casa per gli euroscettici e insieme per quelli che hanno abbandonato i partiti europeisti ma restano convinti che la costruzione dell’Europa, con tutti i sui limiti, è comunque un processo utile e inarrestabile. E’ ovvio che la faccenda funziona soltanto quando ti limiti a dare ragione a tutti. Ma se assumi anche l’ombra di un ruolo istituzionale, come a esempio partecipando a trattative per la formazione di un Governo, allora devi fare delle scelte. E sei fregato, perché qualche settore del tuo composito elettorato lo perderai. Non tutte le case, come avviene per quella di Montalbano, possono accogliere grandi e composite folle pur conservando coerenza ed eleganza.
Nato nel 1951, ottobre (bilancia, ma come tutti quelli della bilancia non crede nell'oroscopo). Giornalista dal 1973. Scrive anche altra roba. Ma gratis, quindi non vale.
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