Ventitré anni dentro una cella. Ottomila giorni rinchiuso in un penitenziario costruito su un isolotto in mezzo al mare. Govan Mbeki la sua lotta contro la discriminazione razziale in SudAfrica la pagò dietro le sbarre, rinunciando alla libertà. Mbeki è morto nel 2001, a 91 anni, e non ha goduto della popolarità del grande leader Nelson Mandela: se provate a cercare tracce della sua vita in rete, troverete solo qualche pagina in inglese scritta quindici anni fa, ai tempi della sua scomparsa. Eppure questo politologo e psicologo sudafricano, con una formazione accademica da musicista, è stato assieme a Mandela uno dei fondatori dell’African National Congress, il movimento nato per rivendicare i diritti politici negati ai neri di quello Stato. Sudafrica: un Paese in cui, è bene ricordarlo per i più giovani, fino alla fine degli anni ottanta il razzismo era dottrina di Stato ed esistevano luoghi riservati ai bianchi, dove a chi aveva una pelle più scura era vietato l’accesso. Uno Stato dove un attivista come Stephen Biko morì in carcere per le violenze subite, nel 1977. Proprio quel Biko cui Peter Gabriel dedicò un suo struggente brano. Mbeki, oltre ad essere uno dei fondatori dell’African National Congress, era anche uno dei dirigenti del Partito comunista sudafricano. Aveva insomma tutte le carte in regole per finire in carcere, cosa che avvenne nel 1964 quando lui, Mandela ed altri sette esponenti dell’Anc vennero spediti sull’isolotto di Robben Island con l’accusa di voler sovvertire l’ordine costituito. Govan tornò libero il 5 novembre del 1987, a 77 anni, dopo ventitré anni di detenzione, di vita sacrificata al principio dell’eguaglianza tra gli uomini. Mentre era in carcere, riconoscimenti accademici e altre onorificenze gli vennero assegnate. Il senso di quella vita spesa per i diritti civili aveva saputo superare le sbarre di una cella persa nel nulla, raggiungendo ogni angolo del mondo.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo e-book "Cosa conta".
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