C’erano un milione e mezzo di persone in piazza ad Atene il 5 maggio 1976 per salutare Alekos Panagulis, definito da Oriana Fallaci – sua compagna nell’ultimo periodo – semplicemente “un uomo”. Un personaggio lineare, forte, simbolo della resistenza greca contro il colpo di Stato dell’aprile del 1967. Dopo un breve auto esilio a Cipro rientra clandestinamente in patria per organizzare un attentato contro il dittatore Gerogios Papadopoulos. Come nei film terribili, l’attentato fallisce, lui imprigionato e torturato. Per tre anni e mezzo sarà sepolto vivo nella cella in cui chiamerà “tomba”. Il libro di Oriana Fallaci racconta molto bene il periodo della carcerazione, i tentativi di fuga, il disprezzo per le guardie, la voglia incontenibile di libertà per il suo popolo: il ritratto di un uomo verticale, senza nessuna predisposizione al compromesso. Mi piace ricordare Panagulis attraverso il ricordo di Oriana Fallaci. Un libro bellissimo che merita di essere riletto. « Chiaro che accetto l’accusa. Non l’ho mai respinta, io. Né durante l’interrogatorio né dinanzi a voi. E ora ripeto con orgoglio: sì, ho sistemato io gli esplosivi, ho fatto saltare io le due mine. Ciò allo scopo di uccidere colui che chiamate presidente. E mi dolgo soltanto di non esser riuscito ad ucciderlo. Da tre mesi quella è la mia pena più grande, da tre mesi mi chiedo con dolore dove ho sbagliato e darei l’anima per tornare indietro, riuscirvi. Quindi non è l’accusa in sé che provoca la mia indignazione: è il fatto che attraverso quei fogli si tenti di infangarmi dichiarando che sarei stato io a coinvolgere gli altri imputati, a fare i nomi che sono stati pronunciati in quest’aula ». Alekos Panagulis. Questo è un uomo.
(Giampaolo Cassitta)
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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