Le Nike che portate ai piedi sono un effetto del Piano Marshall. La fine della malaria è un effetto del Piano Marshall. La Costa Smeralda è un effetto del Piano Marshall. Magari anche la casa dove abitate è un effetto del Piano Marshall.
Il 5 giugno del 1947, parlando all’università di Harvard, il segretario di Stato americano George Marshall annunciò che gli Stati Uniti avrebbe aiutato l’Europa a rimettersi in piedi dal disastro della guerra, le cui macerie fumavano ancora nelle città del Vecchio Continente.
Marshall era un generale dell’esercito e aveva combattuto nelle guerre del secolo scorso. Da uomo di governo, ebbe ben chiaro che il mondo si sarebbe diviso in due zone di influenza, spaccato da una linea netta almeno quanto quella di Raya tracciata da papa Alessandro VI quattro secoli prima. Bisognava legare l’Europa all’America e liberarla dalla tentazione di aderire alla causa comunista. Per far questo, ci volevano tanti soldi. Ma non un investimento a fondo perduto, piuttosto un prestito per rimettere in moto l’economia rovinata dei Paesi travolti dal conflitto, con l’impegno che la ricostruzione sarebbe poi avvenuta privilegiando l’acquisto di produzioni americane.
Quando il Congresso degli Stati Uniti, nel marzo del 1948, approvò questo piano di stanziamenti, scoppiarono le rivolte. In America, promosse dagli isolazionisti che, cinquant’anni prima di Salvini, gridavano “prima noi!”. In Europa, da parte delle sinistre che invece gridavano alla colonizzazione da parte dell’invasore a stelle e strisce, alla sua inaccettabile ingerenza politica. Il che aveva una certa parte di verità, se è vero com’è vero che Marshall disse chiaramente agli italiani, prima delle elezioni del 1948, che non sarebbe arrivato a casa nostra manco un centesimo, se avessero vinto le sinistre. Per rafforzare il concetto, l’America finanziò anche De Gasperi e le politiche atlantiste della Democrazia Cristiana.
Comunque le sinistre non vinsero e i soldi arrivarono. In Italia, nei quattro anni tra il 1949 e il 1953, si stima siano piovuti 1500 milioni di dollari, parte del temporale di bigliettoni verdi paracadutati in tutta Europa attraverso l’Erp, l’ente appositamente costituito per gestire i fondi del Piano. Amintore Fanfani con parte di quel denaro, attraverso l’Ina, diede avvio ai famosi cantieri e alla costruzione di 350 mila alloggi, in tutta Italia. Lo slogan era “Una casa per tutti”, e mi duole dire che questo sacrosanto diritto pubblico è un po’ scomparso dai programmi dell’attuale scena politica.
In Sardegna parte di quei soldi finirono all’Erlaas, a sua volta finanziata dalla Fondazione Rockefeller. L’Erlaas era l’ente per l’eradicazione dell’anofele che poi debellò la malaria. Certo, significò spargere tonnellate di Ddt in tutta la Regione, ma la piaga millenaria della nostra terra venne sconfitta. Dalle mie parti, in Gallura, si dice ancora: “Ghjà compri l’Erlaas!”, traducibile con “già finisce l’Erlaas!”. Stava a significare che non poteva durare per sempre la pacchia di quegli operai pagati tanto per lavorare poco, semplicemente spargendo polvere in campagna. Nel 1958, per verificare gli effetti della bonifica venne in Sardegna John Duncan Miller, vicepresidente della Banca Mondiale che aveva elargito fondi alla Rockefeller. Duncan Miller sbarcò per caso a Monti di Mola, ne venne folgorato e di quel luogo sconosciuto parlò ad un suo giovane amico, Karim Aga Khan. Il resto è storia. Quella stessa storia che ancora non ha messo d’accordo chi la scrive, quando si ragiona del bene o del male del Piano Marshall.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo e-book "Cosa conta".
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