Siamo nei primi anni del ‘900 e a Buggerru risuona nell’aria la erre moscia dei dirigenti della Societé des mines de Malfidano di Parigi trasferitisi con le loro famiglie nel borgo per sovrintendere all’attività delle miniere. Il paese è spaccato a metà, socialmente ed economicamente. Da una parte quei capi, con le loro famiglie, immersi nel benessere. Rimbalzano tra lo svago del piccolo teatro che avevano a disposizione e un circolo riservato alla ristretta e privilegiata cerchia, si sono impadroniti di tutto. Dall’altra parte i circa duemila minatori chini a spaccare pietre, ingabbiati da micidiali turni di lavoro, con salari ai limiti dell’indigenza e spesso vittime di incidenti mortali sul campo.
Il malcontento serpeggia da tempo al punto che i minatori si sono organizzati nella Lega di resistenza di Buggerru per dare l’avvio a un’ondata di scioperi finalizzati a ottenere salari più dignitosi e che miravano al miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro. La situazione, già diffusamente tesa, precipita a seguito di una circolare diramata il 2 settembre nella quale si comunica che dal giorno seguente la pausa tra i due turni di lavoro (mattutino e pomeridiano) viene dimezzata passando da due ore a una sola.
È l’ennesimo sopruso. È una sberla inflitta a una guancia sofferente che ne ha prese tante e ora brucia insopportabilmente. I lavoratori, le cui schiene si piegano sì ma solo per raccogliere sassi, incrociano le braccia e si sottraggono a quell’ingiustizia. Ma davanti a loro c’è un direttore che non vede persone, bensì una moltitudine di braccia temporaneamente improduttive, e ricorre all’esercito per reprimere col sangue quella ribellione. Fucili imbracciati che sparano a caso sulla folla, minatori che rispondono con lanci di pietre; tre operai perdono la vita e molti altri restano feriti.
La reazione a quel massacro non si fa attendere ed è immediata, estesa e compatta: la Camera del lavoro approva la mozione per uno sciopero generale da organizzare in tutta Italia entro otto giorni. Si proclama dunque a Milano lo sciopero generale nazionale, per la prima volta in Europa, al quale aderiranno i lavoratori italiani di tutte le categorie.
E quei minatori sardi, che hanno pagato un prezzo altissimo scrivendo la loro storia col sangue, hanno l’ineguagliabile merito di essere stati iniziatori nella lotta per il riconoscimento dei diritti dei lavoratori.
La piccola Romina nasce nel '67 e cresce in una famiglia normale. Riceve tutti i sacramenti, tranne matrimonio ed estrema unzione, e conclude gli studi facendo contenti mamma e papà. Dopo la laurea conduce una vita da randagia, soggiorna più o meno stabilmente in varie città, prima di trasferirsi definitivamente ad Olbia e fare l’insegnante di italiano e storia in una scuola superiore. Ma resta randagia inside. Ed è forse per questo che viene reclutata nella Redazione di Sardegnablogger.
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