Per renderle omaggio, occorrerebbe affacciarsi sull’Oceano Pacifico, dove le sue ceneri sono state sparse 46 anni fa. Janis Joplin e la sua straordinaria voce si spensero il 4 ottobre 1970, in una stanza del Landmark Hotel di Hollywood, Los Angeles. La trovarono riversa tra il letto e il comodino. Punture sulle braccia. Causa ufficiale: overdose. Aveva ventisette anni.
Janis era una donna bianca dall’anima nera. Se è e vero che le voci ruvide sanno essere dolcissime, lei ne era la testimonianza vivente.
Nativa di Port Arthur, di animo solitario fin da bambina, Janis lasciò la sua middle class family a diciassette anni per guadagnare qualche soldo nei locali del Texas e appagare la sua voglia di California, dove approdò nel 1965 per qualche esibizione a Venice e San Francisco. Tornata a casa, ricevette la chiamata di Chet Helms, con una proposta. C’è una nuova band qui che ha bisogno di una voce come la tua.
Janis si unì ai “Big brother and the holding company” e spiccò il volo verso il successo. Il festival di Monterey, nel 1967, fu un fenomenale trampolino di lancio. L’anno successivo, il gruppo incise “Cheap Thrills” e il singolo, “Piece of my heart”, consumò miliardi di puntine di giradischi, insieme a una psichedelica cover della celebre “Summertime”di George Gershwin.
Break it! Break another little bit of my heart, darling / Have-a! Have anoother little piece of my heart
(Confesso, è la mia preferita). Dopo di che, Janis abbandonò i Big brother per formare i Kozmic Blues Band, con i quali, nel 1969, sfornò un nuovo singolo di grande successo: “Try (Just a little bit harder)”. Fu proprio in quel periodo che la sua frequentazione di alcol e droghe divenne massiccia. L’ultimo suo lavoro, inciso con la “Full tilt boogie band”, ha come titolo il suo soprannome, “Pearl” e comprende una canzone del suo fidanzato, Kris Kristofferson, intitolata “Me and Bobby McGee”. Janis non avrà modo di vederlo uscire.
“Sul palco faccio innamorare venticinquemila persone, poi vado a casa da sola”. (Janis Joplin)
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