Oggi, per gli stati Uniti d’America è festa nazionale. Tredici colonie nordamericane, nel 1776, dichiaravano la propria indipendenza dalla Gran Bretagna. Nacque così il primo nucleo che si allargherà sino a diventare ciò che tutti noi oggi conosciamo: gli stati uniti d’America. Però, a dire il vero e a dirvela proprio tutta a me gli statunitensi non mi sono mai stati molto simpatici e per molte ragioni la penso come Giorgio Gaber: se non ci fossero gli americani, noi saremo ancora europei.
Ho avuto, alle scuole medie, un compagno “obeso” che amava l’America e i film dove vincevano sempre loro, gli americani. Sempre pronti ad andare nei posti dove non c’è giustizia e libertà: sono portatori sani di democrazia, come ricorda sempre il grande Gaber. Questo mio compagno di scuola mangiava, chiaramente, molte patatine fritte e prediligeva gli hamburger, tanto da portarsi, tutti i giorni, il panino con la carne pressata, patatine e maionese. Era obeso il mio compagno di scuola ed era facile capire perché. Era anche arrogante. Come gli americani. Voleva avere sempre ragione, minacciava punizioni esemplari e aveva sempre soluzioni spicce, a qualsiasi problema. Come gli americani. Beveva solo coca-cola e pretendeva che tutti, quando si andava a casa sua, ne portassero una bottiglia. Io, a casa sua non ci sono mai andato. Era un ragazzo davvero fastidioso, parlava con un linguaggio western, divideva il mondo in buoni e in cattivi e, chiaramente, i buoni erano tutti dalla sua parte. Per quanto riguarda la musica ascoltava solo Elvis Presley e si muoveva, nonostante la pinguedine, a ritmo di rock and roll. E diceva che l’America era una paese libero dove un giorno sarebbe andato a vivere. A scuola, il mio compagno di classe non era bravissimo, neppure in storia e in musica. Nulla. Piatto come la libertà degli americani. A dirla sempre con Giorgio Gaber, la cultura non lo ha mai intaccato. Però in America ci è arrivato. Abita a Los Angeles, dove ha aperto una pizzeria e, pare, sia diventato più americano degli americani: indipendentista convinto, razzista e voterà Trump. Io, negli Stati d’Uniti d’ America non ci sono mai stato: ho paura di incontrare il mio vecchio compagno di scuola e tutti quelli che il 4 di luglio mangiano il tacchino con la birra e la maionese. Non c’è popolo più triste degli statunitensi.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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