Avere nove anni e cantare a squarciagola “Pietre” di Antoine. Mi è venuto in mente perché mio nipotino, cinque anni, conosce a memoria (non chiedetemi perché) la canzone “Molto interessante” e la canta una milionata di volte al giorno.
La musica è cambiata ma i tormentoni ci sono sempre stati e, a ben ascoltare, Pietre di Antoine risentita oggi rappresenta un rap non-sense alla “Rovazzi”. Era una canzone che intrigava: “Se sei brutto, ti tirano le pietre, se sei bello ti tirano le pietre”. Era una canzone dedicata a tutti quelli che avevano sempre da dire (che a Roma chiamano “i rosiconi”) era un inno alla “normalità”, parola ormai dispersa nei decenni. Antoine con quella canzone partecipò a Sanremo nel 1967 in coppia con Gianni Pieretti. Era un chansonnier francese che continuò a sforarne altre canzoni del cosiddetto filone demenziale: “La tramontana”, “Cosa hai messo nel caffè” e “Taxi”. Poi è lentamente sparito e io, soprattutto, sono cresciuto e ho cominciato a sentire altro. Ma basta davvero poco per ritornare a quella tiritera “Se sei brutto ti tirano le pietre” o al ritornello dell’altra canzone: “Ma cosa hai messo nel caffè, che ho bevuto su da te” . Erano tempi semplici direte voi. Mica tanto. A riascoltare Rovazzi e anche il tormentone del vincitore dell’ultimo Sanremo sembra quasi che il tempo si sia fermato. Forse perché abbiamo la voglia e la necessità di giocare con parole semplici: “Namastè, alè”. Antoine nasce il 4 giugno del 1944 ed oggi compie 73 anni. Ne approfitto per gli auguri e speriamo che nessuno osi tirargli delle pietre. Non se lo meriterebbe.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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